Marco Zennaro prigioniero da 100 giorni in Sudan, archiviato il primo processo

Giovedì 24 Giugno 2021 di Davide Tamiello
Marco Zennaro e il papà

VENEZIA - Cento giorni in Sudan da prigioniero. Il calendario di Marco Zennaro, imprenditore veneziano di 46 anni, ha raggiunto un nuovo e poco invidiabile traguardo.

La sua vicenda giudiziaria continua a essere estremamente complessa e delicata ma ieri, intanto, si è chiuso un primo capitolo che fa intravvedere, quantomeno, la luce in fondo al tunnel: uno dei due procedimenti penali a suo carico, infatti, è stato definitivamente archiviato. La decisione del tribunale di Khartoum è arrivata appunto ieri mattina eha chiuso la questione che ha dato il La a tutta la vicenda: l'accusa del miliziano Abdallah Esa Yousif Ahmed di aver fornito dei trasformatori difettati. Il processo era stato congelato già alcune settimane fa, adesso è arrivata la definitiva pietra tombale. Ma la cosa più importante è che insieme all'accusa è caduta anche la misura cautelare che era stata imposta dal tribunale: il divieto di viaggio. Questo significa che, in base a questo caso, Marco potrebbe anche tornare immediatamente in Italia. Resterebbe la questione del processo civile, su cui sta lavorando la diplomazia italiana. 


Marco quindi tornerà subito a casa? Purtroppo no: c'è ancora l'ostacolo della seconda causa, quella intentata da una società di Dubai che ritiene che la ditta dell'imprenditore veneziano non abbia mai consegnato una partita di trasformatori già pagati e che chiede 900mila euro di risarcimento. Gli avvocati di Zennaro sono sicuri di poter dimostrare che si tratta di un'accusa falsa, ma resta ancora quindi da affrontare il doppio binario (civile e penale) di questo procedimento. Anzi, per chiudere la partita basterebbe solo la risoluzione del penale, visto che la famiglia ha già versato una garanzia di 800mila dollari che permetterebbe di proseguire con il processo in contumacia, quindi senza la presenza del 46enne veneziano.

I PROSSIMI PASSI

Tra Marco e la libertà, quindi, ci sono ancora tre procedimenti. Il tribunale di Khartoum ha assicurato agli avvocati di Zennaro che oggi prenderà la sua decisione per quanto riguarda il penale dell'affaire Dubai. Salvo stravolgimenti di scena, dunque, anche in questo caso Marco verrà prosciolto da tutte le accuse: sembra chiaro anche agli inquirenti che la società abbia approfittato del momento per provare a batter cassa con «l'italiano che ha aperto il portafogli». Non è da escludere che si arrivi a una contro causa e che, a dover rispondere alla giustizia, da domani siano gli stessi accusatori dell'imprenditore. Chiusi tutti i capitoli penali, quindi, rimarrebbero quelli civili: uno, come si diceva prima, è già in cassaforte con le garanzie versate e non costituirà alcun impedimento per il rientro di Marco. 
L'altro vede le milizie ribelli di mezzo ed è decisamente più complesso. 

LA TRATTATIVA

Per questo motivo ieri si è tenuto un vertice a Roma, al ministero degli Esteri, tra il direttore generale della Farnesina Luigi Vignali, uomo fidato del ministro Luigi Di Maio, e l'ambasciatore in Sudan, Gianluigi Vassallo. Sul contenuto dell'incontro vige il più stretto riserbo ma i due starebbero portando avanti una trattativa, anche insieme ai delegati del governo sudanese: Omar Manis, ambasciatore sudanese a Parigi e ministro per gli affari di Gabinetto e il sottosegretario agli affari regionali Mohammed Yassim, uno che l'Italia e il Veneto li conosce bene: per anni, infatti, ha vissuto e studiato all'Università di Padova. Trattare il rilascio con i miliziani non è una partita semplice, motivo per cui la task force sta lavorando insieme da giorni alla strategia da adottare. 
Intanto continua a non esserci una data per la visita dello stesso Di Maio a Khartoum. Visita che, peraltro, era stata fissata ben prima che scoppiasse il caso Zennaro. Voci di corridoi (che però non hanno trovato conferme dalla Farnesina) è che possa arrivare a luglio dopo il G20 di Venezia.
 

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