Jesolo, lo sparatore è tornato in Italia. Ora il carcere e il processo per tentato omicidio

Domenica 4 Settembre 2022 di Davide Tamiello
Jesolo, lo sparatore è tornato in Italia. Ora il carcere e il processo per tentato omicidio
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JESOLO - È arrivato in Italia ieri nel tardo pomeriggio. Ora lo aspetta il carcere di Santa Maria Maggiore in attesa di un processo per tentato omicidio. Le pratiche per il mandato di arresto europeo sono state sbrigate nel giro di pochi giorni: la Francia ieri ha fatto salire su un aereo il 28enne tunisino ricercato per la sparatoria del 26 luglio in un bar di via Verdi a Jesolo. L’uomo era stato arrestato all’aeroporto di Orly a Parigi: preso in custodia ieri sera dagli agenti della squadra mobile di Venezia, rimarrà appunto in carcere in attesa dell’interrogatorio di garanzia, che probabilmente si terrà domani.

Il piano e la fuga

Il giovane nordafricano, come ricostruito dagli investigatori della squadra mobile, aveva seguito un piano preciso per mettere in atto la sua vendetta.

Nessun precedente, nessun apparente “appoggio” locale: lui, originario delle banlieue parigine, a maggio aveva lasciato sorella e cognata in Francia per venire in Italia a sostenere il fratello, da poco arrestato per droga. Aveva impiegato un paio di mesi per risalire all’uomo che (secondo lui) l’aveva tradito, un suo connazionale di 36 anni. Da allora il suo unico obiettivo era stato vendicarsi e vendicare il fratello. Il momento migliore era arrivato la sera del 26 luglio in via Verdi a Jesolo: cinque colpi esplosi al Crazy cocktails Mojito’s bar (uno a segno) e poi via, in auto verso Parigi. La vittima dell’aggressione ha riportato ferite non letali: ricoverato in ospedale a Mestre, è stato piantonato dagli agenti fino alle sue dimissioni. Poi è stato interrogato per proseguire con le indagini. La follia dell’aggressione è stata però il contesto: il 28enne tunisino ha messo in atto il suo piano in mezzo a un locale affollato. Al momento della sparatoria, infatti, c’erano circa una sessantina di persone.

Le indagini

Probabile, secondo gli investigatori, che il biglietto aereo Parigi-Tunisi ce l’avesse già in tasca. Da solo, alla guida, ha raggiunto il confine di Ventimiglia. Poi, lì, il cambio auto: è salito su una seconda macchina, con alla guida qualcun altro, e da lì è arrivato fino a Parigi. Un modo per confondere le acque. Ora si sta cercando di capire se questa seconda persona sapesse cosa stava facendo o se fosse stato raggirato dal 28enne. Se faceva parte del piano, ovviamente, si tratterebbe di un complice. 
La squadra mobile della questura lagunare, fin dal primo giorno, ha cercato di ricostruire chi fosse il giovane nordafricano. A fare la differenza, il lavoro sul posto. I poliziotti, con le immagini delle telecamere in mano, hanno battuto l’intero litorale alla ricerca di qualcuno (nell’ambiente di entrambi i protagonisti della vicenda, ovviamente) che potesse dar loro un nome. Sono stati ricostruiti, quindi, rapporti e amicizie, punti fermi della vita del 28enne. A quel punto, con il mandato di cattura europeo in mano, è scattato il blitz il giorno della partenza dall’aeroporto.

Ultimo aggiornamento: 17:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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