Caso Fregolent, Forcolin: «Su di me sentenza politica ma io non presi un soldo»

Venerdì 26 Marzo 2021 di Davide De Bortoli
Gianluca Forcolin
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VENEZIA - Mentre una parte della Lega veneta cerca di depotenziare il caso Fregolent, trasferendo al partito nazionale ogni decisione sul caso del bonus Covid incassato dalla senatrice trevigiana, a riaccendere i fari sulla vicenda, a pochi giorni dalla decisione del direttorio di passare a Milano la patata bollente, ci pensa Gianluca Forcolin. L'ex vice presidente leghista della giunta regionale veneta nei mesi scorsi si era dimesso dall'incarico e anche dal ruolo di consigliere regionale per avere richiesto, ma mai incassato, un bonus Inps di 600 euro previsto per la pandemia a favore dei liberi professionisti.

Ora è lo stesso esponente della Lega a tornare sull' argomento, pungolato sui social da un sostenitore.

A dare fuoco alle polveri è Paolo Morazzi, ex aderente al Carroccio a cui non è stata rinnovata la qualifica di militante, proprio per alcuni commenti su Facebook. Morazzi sottolinea la presenza nella Lega di «due pesi, due misure» e la una disparità di trattamento tra Forcolin e Fregolent. Il primo infatti non ha mai incassato un solo euro di denaro pubblico e si è sempre difeso sostenendo che la richiesta del bonus era stata avanzata a sua insaputa dallo studio di commercialisti di San Donà con cui collabora. La senatrice trevigiana, invece, ha effettivamente preso 240 euro dal Comune di Sernaglia (Treviso) come ristoro per il centro estivo del figlio. Ma mentre il primo è stato costretto alle dimissioni e non è stato ricandidato in Consiglio regionale, nel secondo caso per ora non è successo nulla. 
L'ONOREVOLE DIFESA

Anzi nel corso del recente direttivo della Lega veneta, Fregolent è stata a spada tratta dalla collega Ingrid Bisa, deputata leghista di Cavaso. «Chiedo all'onorevole Bisa dove fosse quando hanno fatto fuori ingiustamente Forcolin scrive Morazzi - sarebbe credibile se mi spiegasse quale fosse la violazione dell'ex vice di Zaia. In questo caso sembra una difesa d'ufficio solo per salvare la carega di amici e amici di amici».
Finora Forcolin aveva preferito evitare ogni commento sul suo caso e sulla vicenda Fregolent. Ieri, invece, su Facebook, pur con toni misurati, ha risposto a Morazzi.« Non ho chiesto e tantomeno ottenuto nulla, come sai Paolo, e come sanno ormai anche i sassi. Non cerco polemica, e chi mi conosce sa che potrei aver fatto e detto di tutto e di più su questo tema in questi mesi. Una cosa è certa, umanamente parlando, mi sarebbe piaciuto leggere certi titoli anche sul mio caso, tanto più perché non ho incassato un solo centesimo ne commesso alcun reato. Forse ho dalla mia la cosa più importante però, la vicinanza, l'affetto ed il sostegno della mia gente. Questo riscalda il cuore più di ogni sentenza politica». 
LINEA DURA

Le dimissioni di Forcolin avevano provocato un polverone in Lega. Da Milano la decisione del segretario Matteo Salvini comunicata dal commissario Lorenzo Fontana era stata: «In lista non entrano». Qualcuno aveva cercato di aprire uno spiraglio per il vice di Zaia: si sarebbe potuto operare una distinzione tra chi aveva incassato il bonus e chi non lo aveva percepito come Forcolin che si era affrettato a bloccarne l'erogazione. Ma alla fine passò la scelta di applicare per tutti una punizione severa e di non candidare nessuno. Ora si attende di capire se questa stessa linea verrà adottata anche sul caso Fregolent 
Davide De Bortoli 

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