Escort per clienti fidati nell'azienda del sesso: 50 ragazze sempre a disposizione

Sabato 18 Gennaio 2020 di Davide Tamiello
Escort per clienti fidati nell'azienda del sesso: 50 ragazze sempre a disposizione
14

VENEZIA - Con il loro sistema avevano portato il modello Carinzia nel Veneto Orientale: una struttura aziendale basata sul sesso a pagamento. Minacce, costrizioni e abusi, qui, non avevano nulla a che fare, a differenza di quanto accade nel mondo della prostituzione da strada. Le ragazze che lavoravano in questi due club di San Donà e Quarto d'Altino, l'Arabesque e il Game Over, erano parte integrante dell'impresa. Dipendenti (perché loro un contratto regolare di assunzione, pur ovviamente sulla carta per altre mansioni, ce l'avevano) con delle provvigioni in base al loro successo sul campo (ovvero: quanto piacevano e quanto erano richieste dai clienti) che permetteva loro di arrivare a stipendi intorno ai 7/8mila euro al mese. C'è una piccola differenza, però: in Austria si può, in Italia no, come stabilisce la legge Merlin. E così, la squadra mobile di Venezia, ha eseguito ieri cinque ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip David Calabria su richiesta del pm Federica Baccaglini per i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confronti degli organizzatori e gestori delle due case a luci rosse. Per le ragazze, invece, nessun provvedimento dal momento che la prostituzione in sé non è reato. In carcere sono finiti due fratelli di Jesolo, Matteo e Federico Vendramello, 40 e 44 anni. Ai domiciliari Michaela Hobila, romena di 35 anni, addetta alla logistica per le giovani prostitute, Lorenzo Borga, 70 anni di San Donà e Ugo Bozza, 66 anni di Portogruaro. 

Sesso nel centro massaggi: cellulari al setaccio, 2 donne denunciate

VECCHIO VIZIO Alcuni di loro, Matteo Vendramello e Borga, sono una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine. Dieci anni fa, nel 2009, i carabinieri del nucleo investigativo li avevano arrestati per gli stessi reati. Identico il copione, identiche le accuse. Non solo: persino uno dei due locali, il Game Over, è lo stesso di dieci anni fa (solo che allora aveva un altro nome, Cikala Club). A distanza di due lustri, quindi, avevano deciso di riprovarci. Il gruppo gestiva una cinquantina di ragazze (tutte romene tra i 18 e i 35 anni) che a turno frequentavano i due locali. Due night club, sulla carta. All'interno, però, si poteva andare ben oltre il balletto o lo spogliarello. 
L'INDAGINE Gli uomini della seconda sezione della squadra mobile ci hanno lavorato per alcuni mesi. Ad avviare l'inchiesta, un esposto anonimo che segnalava una presunta attività illecita. Stando a quanto accertato dalla polizia, i circoli erano frequentati da persone di ogni età e fascia sociale. Durante la perquisizione, ieri mattina, gli agenti hanno trovato anche una corposa scorta di preservativi, ennesima riprova (già confermata comunque dagli appostamenti e dalle intercettazioni telefoniche dei mesi scorsi) che in quei due club il sesso fosse la principale occupazione. Funzionava così: il cliente contattava il titolare, o all'ingresso o, se era uno della schiera dei fedelissimi con una telefonata. A quel punto, prenotava ragazza e prestazione, che principalmente era legata al tempo. Mezz'ora, 150 euro, e a salire fino a due ore. Ben inteso: le ragazze potevano rifiutare l'incontro con il cliente. Se non volevano intrattenerlo, nessuno le costringeva a proseguire. In ogni caso, i titolari (i Vendramello, il più delle volte) cercavano di convincerle a portare a casa il lavoro. Le modalità di prostituzione erano tre: o all'interno del locale, nel privè, in albergo o a domicilio (del cliente). I ricavi venivano poi suddivisi, quindi, tra la squillo e il gestore, che intascava una percentuale tra il 50 e il 70 per cento. «Proprio per questo motivo tra i reati contestati non c'è solo il favoreggiamento ma anche lo sfruttamento della prostituzione - spiega il capo della squadra mobile di Venezia, Giorgio di Munno - un'indagine sviluppata sia con i metodi tradizionali, osservazione e appostamento, e un'attività tecnica di intercettazioni che ha permesso di blindare le accuse che hanno portato alle ordinanze di custodia cautelare. Le ragazze? Erano tutte d'accordo, l'obiettivo comune era il profitto. E i guadagni, considerando il volume d'affari, erano decisamente elevati».
 

Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 09:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci