I proprietari delle case diventate "a luci rosse" con la gestione del poliziotto arrestato: «Ci ​​eravamo fidati di lui, ora è tutto sequestrato»

Appartamenti subaffittati a trans e lucciole: «I nostri beni sono bloccati»

Domenica 10 Marzo 2024 di Valeria Lipparini
I proprietari delle case diventate "a luci rosse" con la gestione del poliziotto arrestato: «Ci eravamo fidati di lui, ora è tutto sequestrato»

TREVISO - Avevano un codice per far capire a una prostituta e clienti che la casa era libera oppure occupata per un rapporto fugace. Usavano le uova poste nel giardinetto, proprio di fianco al cancello. Due uova: via libera. Un uovo soltanto: aspetta il tuo turno e non entrare adesso. L'abitazione al primo piano di una casetta bianca bifamiliare in via Marconi, al civico 2A, era adibita a garconnière dall'ex poliziotto Ivan D'amore, 32enne originario di Gaggi, in provincia di Messina, ma residente a Preganziol, finito agli arresti domiciliari per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Insieme a lui in affari, l'amica colombiana Merceby Primera Morales, 50enne residente a Santa Bona, arrestata con in mano il biglietto per Bogotà. «Hanno messo i sigilli all'abitazione di fianco alla nostra ma non ci sentiamo ancora sicuri - dice la moglie mentre Giovanni, il marito, la guarda e scuote la testa - Clienti e ragazzi continuano a venire davanti a casa nostra. Alle volte in piena notte suonano il campanello. I poliziotti l'altra mattina hanno detto che il nostro incubo era finito. Speriamo, ma per ora non è così». Poi, entrambi parlano delle uova che sono ancora lì, nel giardino. Messaggio che ora non ha più alcun significato, visto che la squadra mobile ha disarticolato un traffico ben strutturato.

I PROPRIETARI DI CASA

Ad essere sulle spine sono anche i proprietari della casa in via Marconi e dell'appartamento in via Lotto. «Ho affittato nel maggio scorso all'uomo che si era presentato come un poliziotto e alla compagna. Ero tranquillo, non ho fatto ricerche o chiesto referenze. Adesso mi trovo l'appartamento sequestrato e non so nemmeno in che condizioni l'hanno lasciato. Per me è peggio di un incubo. avevamo investito i nostri soldi, avevamo comperato e ristrutturato l'appartamento che abbiamo affittato a una persona per noi insospettabile. È chiuso e non possiamo affittarlo chissà per quanto tempo».

IL VIA VAI DI CLIENTI

Mentre In via Marconi i commenti dei residenti si sprecano. Il giro di giovani e di uomini di mezza età, tutti di sesso maschile, li aveva preoccupati non poco. Lo riassume Annalisa: «Pensavamo che fossero ladri e che tenessero d'occhio le nostre case. Eravamo talmente spaventati che sabato, cioè due giorni prima rispetto alla retata, ci eravamo riuniti in assemblea con l'intenzione di chiedere al proprietario di questo gruppo di appartamenti per installare una telecamera di sorveglianza. Avremmo pagato il costo a metà». Mentre un'altra pensionata, racconta il giorno dell'arresto. «Sembrava un film, ero al bar e ho visto arrivare prima un'auto della polizia. Poi altre tre. Sono scesi con le telecamere, in tre perquisivano l'auto e gli altri hanno portato via l'ex poliziotto e la compagna». E c'è chi parla perfino di droga. Cristina dice: «Arrivavano questi giovani nordafricani, entravano e dopo poco li vedi uscire. Abbiamo pensato perfino ad un covo di spaccio».

L'altra abitazione adibita a casa a luci rosse è in via Lotto, proprio sopra al bar La Campanella. «Si vedevano uomini in tacchi a spillo e abiti succinti e tanti signori di mezza età. Taxi che andavano e venivano. Insomma un via vai che ci ha fatto sospettare fin da subito». Poi, Elena Martinelli, 26 anni, racconta: «Era il giorno della mia laurea, in settembre quando, nel corridoio del condominio, ho visto un uomo muscoloso vistosamente truccato, con rossetto, ciglia finte, ombretto. Ho avuto il dubbio che ci fosse qualcosa di strano». Un dubbio che la retata dei poliziotti si sia trasformata in realtà.

Ultimo aggiornamento: 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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