«Al principio di via XX Settembre in quegli anni Giuseppe Zanolla teneva una bottega d'arte.
LA FORTUNA
Questo è il racconto di un colpaccio della storia dell'arte, di come nel 1898 fu acquistata per pochi soldi da un rigattiere triestino una delle più importanti collezioni di disegni del Tiepolo (quasi tutti di papà Giambattista) esistenti al mondo. Alcune di queste opere sono esposte, fino al 18 settembre, a Trieste, a palazzo Gopcevich, il bell'edificio progettato a metà Ottocento da Giovanni Berlam che si affaccia sul Canal Grande triestino. La mostra, curata da Lorenza Resciniti e Anna Krekic per il Comune di Trieste, è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17, con ingresso libero (0406754068). Chi sia Giambattista Tiepolo si sa: uno dei più importanti pittori del Settecento europeo, nonché padre di altri due artisti, Giandomenico e Lorenzo. La collezione di 245 fogli, di cui 25 disegnati su ambo i lati (il che porta a 279 il totale dei disegni), che è conservata al museo Sartorio di Trieste, è di primissimo livello, come quelle del museo Correr di Venezia (donata nel 1885 dal pittore triestino Giuseppe Lorenzo Gatteri), del museo Horne di Firenze, del Victoria and Albert Museum di Londra, della Staatsgalerie di Stoccarda e delle due raccolte di New York, alla Morgan Library e al Met (Metropolitan Museum of Art).
IL TESORO
Detto ciò, è molto interessante capire come questa collezione sia giunta dove oggi si trova, percorrendo un cammino avventuroso e accidentato. I disegni tiepoleschi facevano parte della ricca raccolta d'arte messa insieme a Venezia dai fratelli Marcantonio e Bernardino Corniani Algarotti, e si trovava nel loro palazzo di Cannaregio, vicino alle Fondamente Nove e veniva aperta al pubblico. Marcantonio (1768-1845) era anche un bibliofilo e un geologo, la sua collezione di circa 10 mila libretti teatrali si trova oggi nella Biblioteca braidense di Milano. I disegni di Giambattista Tiepolo vengono acquistati dall'incisore bassanese Antonio Viviani (1797-1854), al tempo famoso e stimato, e quindi oltrepassano l'Adriatico per finire a Isola d'Istria (oggi Izola, in Slovenia). Da lì, poi, finiscono nella bottega del rigattiere triestino Giuseppe Zanolla, non si sa bene come, ma è facile intuire che gli eredi di Viviani se ne siano liberati senza rendersi conto di cosa si trattasse.
IL CASO
Nemmeno Zanolla, tuttavia, capisce di avere tra la mani un tesoro artistico, infatti tiene i disegni chiusi in una cassa del suo negozio in via dell'Acquedotto (oggi viale XX Settembre), senza curarsene più di tanto. Le cose cambiano quando nel 1893 entra nella bottega Luigi Conti, orafo e cesellatore udinese che in quegli anni vive a Trieste. Si mette a rovistare in una cassa di «cartacce vecchie» e si rende conto che quei disegni sono di Tiepolo; ne compra tre per una cifra davvero irrisoria. A questo punto, però, entra in scena il barone Giuseppe Sartorio: incarica il pittore e illustratore triestino Carlo Wostry di trattare l'acquisto per suo conto. Sarà proprio Wostry a scrivere, nel 1934, le righe che avete letto all'inizio, quando ripercorrerà la storia del Circolo artistico triestino, di cui faceva parte.
Il rigattiere in ogni caso mangia la foglia e il prezzo dei disegni cambia, ma il barone Sartorio può permettersi di pagarlo. Non solo: Zanolla aveva già venduto parecchi di quei disegni ad altri acquirenti ignari e quindi a Trieste viene scatenata una caccia al Tiepolo per rintracciare le opere vendute e acquistarle. Quasi certamente la collezione non era ancora nelle mani di Sartorio quando nel 1896 si tiene a Venezia la prima grande mostra dedicata a Tiepolo, in occasione del bicentenario della nascita poiché tra i prestatori delle opere grafiche risultano due triestini, ma non il barone Sartorio, che invece presta un quadro.
IL CONTENZIOSO
Secondo Lorenza Resciniti la raccolta diventa proprietà di Giuseppe Sartorio nel 1898. Il barone, tuttavia, non si gode i disegni per molti anni perché muore nel 1910. La nipote Anna nello stesso anno cede la villa (attuale sede del museo) e le collezioni al Comune di Trieste. Tutto bene, dunque? Macché. Trieste nel 1910 è da 528 anni città austriaca, ma pochi anni dopo scoppia la guerra e si pone il problema di mettere le opere d'arte al sicuro dalle decine di bombardamenti aerei italiani che provocano un centinaio di morti, oltre a numerosi danni. In un primo momento era stato disposto di mandarli a Vienna, ma poi, dopo intense trattative si decide di trasferire 191 disegni nella galleria di un'altra città austriaca non molto lontana, cioè al Rudolfinum di Laibach (oggi Narodna Galerija di Lubiana). Dopo la guerra, però, le cose cambiano: Trieste e Lubiana non fanno più parte del medesimo stato e si apre un contenzioso tra i regni d'Italia e di Jugoslavia che rimane senza soluzione, nonostante il coinvolgimento di Benito Mussolini e del suo ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano. La situazione si sblocca in seguito a un nuovo ribaltone: nell'aprile 1941 l'Italia invade la Jugoslavia e annette al proprio territorio la nuova Provincia di Lubiana. Il soprintendente ai monumenti e alle gallerie di Trieste, Fausto Franco, va nella futura capitale della Slovenia e individua al Rudolfinum la cassa ancora sigillata e intatta. La riporta a Trieste in un autocarro dell'esercito italiano, scortato da ufficiali, soldati, e tre delegati di Lubiana. Viene effettuato un dettagliato servizio fotografico dell'arrivo nel Civico museo di storia e arte. Due giorni dopo i disegni vengono consegnati al Comune di Trieste ed esposti in una mostra richiesta a gran voce dai triestini.