Cacciari e lo scrittore morto: «Daniele del Giudice tra i più grandi autori del Novecento»

Venerdì 3 Settembre 2021 di Michele Fullin
Daniele Dal Giudice
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VENEZIA - Domani sera Daniele Del Giudice avrebbe dovuto ricevere il premio Campiello alla carriera, ma la morte lo ha colto due giorni prima, con un fisico e soprattutto la mente minati dall'Alzheimer da circa 18 anni. Per il filosofo ed ex sindaco, Massimo Cacciari, Del Giudice era un caro amico e uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano. Detto da lui, solitamente avaro di superlativi, ha un significato anche maggiore.
«Difficile parlare di un amico - dice Cacciari - e l'amicizia con lui durava da più di 50 anni.

L'ho conosciuto a Roma quando lavorava a Paese Sera negli anni Settanta, abbiamo vissuto praticamente insieme per tutto il periodo in cui ero deputato. Poi è venuto a stare a Venezia e ci è rimasto. Era veneziano a tutti gli effetti. In questa città si era sposato, lo avevo sposato io. È veramente difficile parlare di un'amicizia così».

VENEZIANO

A Venezia aveva diretto sul finire degli anni Novanta Fondamenta - la città dei lettori, una sorta di anti-festival della letteratura che aveva portato a Venezia nomi grandi.
«Aveva lavorato anche per il Comune con Fondamenta - continua - poi non so perché l'hanno sospeso: arrivavano da tutto il mondo scrittori di fama internazionale chiamati da lui. Uno scrittore di grande importanza, forse solo dopo Calvino e pochissimi altri che hanno retto il romanzo italiano del Novecento. Sono lieto che il Campiello gli abbia riconosciuto il premio alla carriera quest'anno e sono personalmente grato a Veltroni e alla giuria per questa decisione».
Per Cacciari, è il secondo grande veneziano che se n'è andato in pochi giorni.


IL MEDICO E LO SCRITTORE

«Il primo è stato Gino Strada - prosegue - due persone internazionalmente stranote, che hanno molto amato questa città, che ci hanno lavorato dal di dentro. Daniele era una persona molto riservata, lontana da ogni mondanità, esibizionismo, concentratissima sul suo lavoro, in modo quasi spasmodico. Basta leggere le sue cose per capire quanta cura aveva nella scrittura: ogni parola veniva soppesata credo mille volte prima di essere messa nero su bianco e, rispetto ad altri scrittori è stato parchissimo di produzione. Tutte le opere, però caratterizzate da una raffinatezza straordinaria».
L'Atlante Occidentale, uscito per la prima volta nel 1985 dopo una sua visita al Cern di Ginevra e ripubblicato nel 2019 da Einaudi è considerato il suo capolavoro.


«Secondo me è un capolavoro per la complessità del tema, la novità e l'espressione. È una cosa in sé compiuta, di ispirazione molto ampia. Era una sua mania, quella del rapporto tra letteratura e scienza. Era uno scrittore scientifico, niente affatto dilettantesco. Poi questa lunga tremenda malattia lo ha colpito tra i 55 e i 56 anni». 
Da diversi anni Del Giudice era un beneficiario della Legge Bacchelli, che offre un sostentamento a cittadini illustri in difficoltà economiche. Cacciari è tra coloro che lo hanno sempre aiutato.
«Assieme ad altri avevo sollecitato il Governo - conclude - affinché prendesse in considerazione la sua situazione economica. Rispetto ad altri scrittori, non è che avesse grande riscontro economico. Con la Bacchelli tutto si era sistemato da questo punto di vista. Da dieci anni era in casa di riposo. È rimasta la sua opera e speriamo che questo premio ne rafforzi la memoria e ne stimoli anche la lettura».
 

Ultimo aggiornamento: 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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