Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

Lo Cascio tra mostri e scorpioni:
l'altra vita dell'attore che ama scrivere

Venerdì 2 Febbraio 2024 di Chiara Pavan
Luigi Lo Cascio, nuovo libro e impegno a teatro

L'INTERVISTA

Da Pasolini al “Bad guy” passando per granchi e scorpioni, Luigi Lo Cascio sorprende sempre, «siamo un magma di possibilità» in grado di trovare sbocchi inaspettati. Un po’ come il microbo e l’anticorpo protagonisti di una delle sue “Storielle per granchi e scorpioni” (Feltrinelli) che insieme saltano fuori dal corpo di un uomo spiccando il volo verso la libertà. E la libertà, per l’attore palermitano amato da Marco Tullio Giordana e Marco Bellocchio, è proprio la scrittura, vero e proprio salto in territori inesplorati.

L’altra vita di Luigi Lo Cascio, che torna a teatro con “Pa’”, poetico omaggio a Pasolini diretto dall’amico Giordana, (da giovedì 1 a domenica 4 febbraio al Del Monaco di Treviso), parte proprio dalla pagina scritta. Dall’assemblare pensieri da «buttare giù nel corso del tempo, senza pensare a cosa accadrà in seguito». Dopo “Ogni ricordo un fiore” del 2018, la sua nuova raccolta di affilate “Storielle per granchi e scorpioni” da «prendere con le pinze», sorprendente bestiario moderno popolato di animali, piante e uomini pronti a disinnescare le nostre certezze, è al centro dell’incontro di “Cinema è letteratura”, il format ideato dai critici Mario Sesti e Luca Dal Molin (col sostegno di Hera e il patrocinio di Confindustria veneto Est) che ospita Lo Cascio il 5 febbraio alle 18 a Palazzo Giacomelli di Treviso.

I suoi racconti sono davvero imprevedibili: ci sono mosche che filosofeggiano mentre vengono torturate, capre che sognano la luna, granchi e scorpioni che parlano di letteratura, congiure di cenere. Come ci è arrivato?

«Mi è sempre piaciuto scrivere. La scrittura arriva così, e non sai esattamente dove vai a parare: ma quando insisti, prende una forma meno episodica. Così ti accorgi che vuoi far vedere il testo ad altri, ti domandi se interessa a qualcuno, e da lì nasce la tentazione del libro. È solo alla fine, quando questa cosa prende consistenza, che rifletto sulla destinazione».

Dove nasce questo curioso bestiario?

«Nonostante tutti i miei racconti siano di finzione, e virino verso fantastico, mi rendo conto che sono fondati su esperienze personali».

Ad esempio?

«Come il racconto dello scrittore-papà che cerca il silenzio, e si ritrova a pensare quanto costi pagare la babysitter per ottenere questa quiete. L’avevo pensato quando i miei figli erano piccoli. Lo spirito più o meno è quello: c’è umorismo, e le situazioni si ribaltano paradossalmente».

 

La scrittura porta sempre verso l’altrove.

«Infatti: e in questo caso si sorride di se stessi, dell’idea di credersi scrittori. Era divertente».

La scrittura cosa diventa?

«Un’avventura. Essendo attore, io uso le parole degli altri. Ma quando ti presenti nella scrittura, è il trattamento della lingua a identificarti. Cerchi di mostrarti con sincerità, per quello che ritieni sia il modo più bello, profondo, elegante di porgere agli altri qualcosa di tuo».

La lingua apre molte porte, lo dice anche nel suo racconto “La porta”.

«Mi piace lasciare aperto l’elemento della sorpresa, poi ognuno ricava la sua impressione in base alla propria sensibilità».

Il suo immaginario letterario spazia da Kafka a Pirandello, Leopardi, Wilckock, Borges, Poe...

«Sono gli autori che hanno formato il mio gusto. Non per nascondere fonti, ma se si perdono le tracce mi piace di più. I libri sono come amici che ti vengono a trovare a casa e ti riempiono la stanza. Sono chiusi nel loro “sepolcro”, ma quando lo apri esce un vento, uno spirito che ti racconta una storia».

Ora torna sul palco con “Pà”.

«Mi piace dare voce ai dubbi di Pasolini, alle sue incertezze alle sue fragilità partendo dalla poesia, laboratorio in cui cercava se stesso e il suo rapporto con la società».

E il suo “Bad Guy” tornerà su Amazon?

«Speriamo ci sia la seconda stagione, è stato bellissimo farlo. E mi piaceva anche che l’idea che si recitasse in palermitano, uscendo dai clichè. Esce proprio l’inaspettato». I suoi personaggi hanno sempre un’indole pacata che poi vira verso l’inaspettato.

Si torna ancora ai suoi racconti, a “Il mostro”.

«Ognuno di noi ha un proprio mostro: forse non supponiamo la sua esistenza, ma le circostanze della vita lo alimentano, lo ingrossano. E quando esce devi farci i conti. È terribile, anche prodigioso, come il minotauro nel labirinto».

E il suo mostro?

«Io? (risata) Ancora non l’ho incontrato».

 

Ultimo aggiornamento: 14:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA