Tangenti per entrare nelle forze dell'ordine: 8 misure cautelari, coinvolti viceprefetto e caporeparto di Venezia

Venerdì 12 Giugno 2020 di redazione online
Alessandro Filippo Lupo
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TREVISO/VENEZIA - Raffica di provvedimenti cautelari nei confronti di pubblici ufficiali accusati di intascare tangenti per favorire candidati di concorsi pubblici o famiuliari per entrare nei Vigili del Fuoco, in Polizia, Carabinieri o nella Guardia di Finanza. È il risultato dell'indagine «Par condicio» della stessa Guardia di Finanza . Impegnati nell'operazione un totale di circa 250 militari.

Coinvolto anche un noto vigile del fuoco trevigiano, Alessandro Filippo Lupo, 56 anni, di Treviso, in servizio a Venezia, rappresentante del sindacato Uil: nei suoi confronti è scattata la sospensione, per 12 mesi. Le ipotesi di reato per i coinvolti nell'inchiesta vanno dall'associazione per delinquere, alla corruzione, alla rivelazione di segreti di ufficio.



Tre le persone finite in carcere su ordinanza firmata dal gip del tribunale di Benevento, Vincenzo Landolfi: Claudio Balletta, 65 anni, di Roma, vice prefetto, dirigente del ministero dell'Interno, Giuseppe Sparaneo, 51 anni, di Benevento, e Antonio De Matteo, 68 anni, di Benevento, funzionari dei vigili del fuoco; ai domiciliari Antonio Laverde, 44 anni, originario di Benevento ma residente a Fonte Nuova, in provincia di Roma, maresciallo della Finanza in servizio al Comando generale, e Vito Russo, 40 anni, di Benevento, carabiniere in forza a Roma. 

Oltre a Lupo è stato sospeso per 12 mesi dal servizio un agente di polizia, Gianluca Galliano, 45 anni. Infine, obbligo di dimora ad Apollosa per Eduardo Zolli, 66 anni, indicato come intermediario. In tutto sono ben 58 le persone coinvolte nell'inchiesta della Procura beneventana, guidata dal Procuratore capo Aldo Policastro. Decine le perquisizioni effettuate dalle fiamme gialle nel corso della giornata di oggi, venerdì 12 giugno.

I pubblici ufficiali sono accusati di intascare tangenti per favorire candidati di concorsi pubblici. La "cricca" avrebbe operato su concorsi pubblici in corso o appena conclusi (segnatamente il concorso pubblico, per titoli ed esami, a 250 posti per la qualifica di vigile del fuoco nonché a quello per l'assunzione di 1.815 allievi agenti della Polizia di Stato, del 13 marzo 2019) nonché in relazione a concorsi di imminente pubblicazione (tra questi quello per Ispettori Logistico - gestionali nel Corpo dei Vigili del Fuoco). I tre, anche grazie alla funzione esercitata dal promotore dell'associazione e al possesso della banca dati dei quiz preselettivi - avevano già programmato di far accedere un numero di candidati non inferiore a 50, con potenziali profitti illeciti da conseguire - oltre a quelli per cui è stato richiesto e disposto sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente- di svariate centinaia di migliaia di euro.

Per le indagini la Guardia di Finanza si è avvalsa di intercettazioni telefoniche, ambientali, servizi di Ocp e acquisizioni di immagini da sistemi di video-sorveglianza, e hanno consentito di ricostruire i vari passaggi di un consolidato modus operandi e di molteplici iter corruttivi, accordi illeciti in cui il Vice Prefetto, quale pubblico ufficiale, era in grado di influenzare direttamente, attraverso membri di commissione allo stato ignoti, la discrezionalità delle varie commissioni di concorso, anche a fronte di problemi fisici e oggettive difficoltà che nel corso delle prove concorsuali venivano riscontrate ai candidati da favorire illecitamente, mentre i due beneventani, previa indicazione da parte del Vice Prefetto del numero delle persone da poter contattare, si occupavano di reclutare nel territorio sannita i privati corruttori di stipulare con loro o con i loro genitori la promessa corruttiva e successivamente di ricevere ingenti somme di denaro, ammontanti anche ad oltre 23.000 euro, quale prezzo del reato, parte del quale veniva periodicamente portato a Roma per essere ripartito con il predetto Dirigente del Ministero dell'Interno e presumibilmente ulteriori funzionari infedeli.

In tale maniera il pubblico ufficiale non aveva e non ha alcun contatto con i privati corruttori, di cui conosce solamente le generalità e la data di convocazione per le prove concorsuali tramite i suoi intermediari: d'altronde tali elementi sono gli unici che gli vengono comunicati e che sono sufficienti affinché il funzionario corrotto si possa attivare per permettere ai candidati il superamento delle prove previste, mentre le trattative economiche si consumavano nel territorio Beneventano e venivano gestite esclusivamente dai funzionari pubblici sanniti. In molti casi, inoltre, nel corso delle prove emergevano problematiche anche gravi e tali da imporre l'esclusione dal concorso, ma proprio in quel momento -con l'intervento del Vice Prefetto - l'associazione dimostrava la sua forza, riuscendo a far conseguire in maniera insperata ai candidati le idoneità a prove fisiche o psico-attitudinali.

Per la Guardia di Finanza, ed in particolare nell'ambito di un  concorso per maresciallo, i due indagati si sono avvalsi della  intermediazione illecita di un funzionario ora ai domiciliari in servizio a Roma presso il  Comando Generale, a sua volta intermediario di un almeno un pubblico  ufficiale corrotto. Per  l'Arma dei Carabinieri si avvalevano invece di un militare dei  carabinieri - anch'egli agli arresti domiciliari- in servizio a Roma  presso il Centro Nazionale Reclutamento di Tor di Quinto. Per  l'accesso in Polizia di Stato, in due occasioni i due funzionari  sanniti agivano in concorso con un Assistente Capo e un Funzionario  dei Vigili del Fuoco, Segretario Generale di una sigla sindacale,  entrambi sottoposti alla misura interdittiva della sospensione  dall'ufficio pubblico.

Le perquisizioni domiciliari effettuate in mattinata  fornivano oggettivo riscontro a quanto finora accertato e quanto  evincibile dalle captazioni, visto che nell'abitazione dei soggetti  destinatari della misura custodiale venivano rinvenute ingenti somme  in contanti, profitto dei delitti in esame, opportunamente occultate:  in particolare, nell'abitazione di residenza del Vice Prefetto, a  Roma, veniva rinvenuta una somma in contanti pari ad 45.000 euro  circa, nascosta sotto il battiscopa di un mobile della cucina; nel  garage dell'abitazione del funzionario attualmente in servizio presso  i Vigili del Fuoco di Benevento, sita a Benevento, veniva ritrovata la somma in contanti di 48.000 euro circa, mentre in un armadietto del  Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Benevento, all'interno di  un armadietto senza nome, veniva sequestrato l'importo di 156.000 euro circa in contanti, celati in un borsone in cui era sovraimpresso il  cognome dell'arrestato; ed ancora, nell'abitazione di uno dei figli  del funzionario dei vigili del fuoco in pensione destinatario di  misura cautelare in carcere veniva sequestrata la somma in contanti di euro 35.000 circa.

Le misure cautelari sono in particolare tre custodie cautelari in carcere, due agli arresti domiciliari, due sospensioni da pubblici uffici o servizi e un obbligo di dimora

Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 15:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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