Cona. Violati i diritti di un minorenne al centro migranti: Italia condannata a risarcirlo con oltre 12 mila euro

Domenica 18 Febbraio 2024 di Gianluca Amadori
CONA L'ingresso del Centro di prima accoglienza per migranti

VENEZIA - L’Italia ha violato la Convenzione europea nella gestione dei migranti, sottoponendo un minorenne africano “a trattamenti inumani e degradanti”, non garantendo la dovuta protezione dei suoi diritti e libertà e non mettendo a disposizione gli strumenti per un ricorso che avrebbero permesso al ragazzino di far valere tempestivamente le proprie ragioni.
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha pertanto condannato lo Stato italiano a versare al minorenne un risarcimento di oltre 12 mila euro.

Il pronunciamento risale a più di un anno fa, ma è diventato di pubblico dominio soltanto a adesso, a seguito dell’iniziativa della procura di Venezia, che ha deciso di depositare quella sentenza al processo che si sta svolgendo di fronte al Tribunale penale, a carico degli allora gestori del Centro di accoglienza di Cona, accusati di frode in pubbliche forniture, nonché di alcuni componenti della prefettura di Venezia, imputati di aver comunicato in anticipo le ispezioni, in modo da consentire interventi per risolvere eventuali carenze della struttura.

IL RICORSO

Il caso è finito all’attenzione della Cedu su iniziativa di due avvocati padovani, Marco Ferrero ed Elisa Chiaretto, i quali hanno presentato ricorso sottoponendo all’attenzione dei giudici europei quanto accaduto ad un ragazzino originario del Gambia, approdato in Sicilia nel giugno del 2016, a bordo di un barcone.

Nonostante il giovane si fosse subito dichiarato minorenne, fu trasferito nel Centro di Cona, riservato alle persone maggiorenni, sulla base di un esame del polso, eseguito senza alcuna garanzia di difesa.

L’ex base militare di Cona, utilizzata per la prima accoglienza dei migranti, in quel periodo era una struttura sotto pressione a causa dei numerosi arrivi: ospitava ben 1400 migranti a fronte di una capienza di poco più di 500 persone, con camerate stipate di gente, servizi sanitari insufficienti, iniziative di accoglienza e integrazione ridotte al minimo e appena 25 operatori presenti per far fronte a tutte le necessità.

TRATTAMENTI DEGRADANTI

La Cedu, accogliendo il ricorso dei due legali padovani, ha accertato a carico dello Stato italiano la violazione degli articoli 3, 8 e 13 della Convenzione europea. 
L’Italia si è difesa respingendo le accuse e comunque giustificando le mancanze e i ritardi con la situazione di grave emergenza. Ma, secondo i giudici europei, le difficoltà organizzative non esonerano gli Stati membri del Consiglio d’Europa dal rispetto dei propri obblighi. In particolare la Corte conclude che il minorenne è stato sottoposto a “trattamenti inumani e degradanti” per i quattro mesi in fu costretto a restare a Cona assieme agli adulti. Le autorità italiane avrebbe dovuto agire con maggiore diligenza e attenzione, informando fin dall’inizio il ragazzino dei propri diritti e mettendogli a disposizione gli strumenti per far valere le proprie ragioni. Inoltre, di fronte ad una persona che si dichiarava di minore età, avrebbero dovuto subito informare il Tribunale per i minorenni, cosa che non fu fatta. Il giovane riuscì ad avvalersi di assistenza legale soltanto quando fu trasferito a Cona: il suo ricorso fu subito accolto e da allora di lui si ocuparono le strutture per minorenni non accompagnati.

Domani al processo penale per la gestione del Centro di Cona è prevista l’audizione degli ultimi testimoni. Poi sarà la volta degli imputati. Numerosi degli episodi contestati dalla procura si sono già prescritti per il troppo tempo trascorso.

Ultimo aggiornamento: 22:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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