Cinto Caomaggiore. Nicoletta stroncata a 56 anni dalla malattia, ha lottato per non lasciare la figlia Alessia: «Wonder woman, meravigliosa e amorevole»

Martedì 19 Settembre 2023 di Marco Corazza
Cinto Caomaggiore. Nicoletta stroncata a 56 anni dalla malattia, ha lottato per non lasciare la figlia Alessia: «Wonder woman, meravigliosa e amorevole»

CINTO CAOMAGGIORE - La vita spesa per la figlia: Nicoletta si spegne a 56 anni. Ha lottato come una leonessa Nicoletta Moro, originaria di Portogruaro ma residente a Cinto Caomaggiore, per non far mancare nulla alla figlia Alessia. Il male non le ha permesso di continuare a lottare, ciononostante Nicoletta si è distinta come mamma e come donna.

IL RICORDO

«Sei sempre stata una donna caparbia e tenace - racconta la figlia Alessia -. Davanti ad ogni ostacolo non ti sei mai fermata, ma lo hai superato a testa alta, dal carattere gentile altruista e sempre con un sorriso sulle labbra anche quando il mondo ti si stava rivoltando contro. Tu, mamma stupenda genuina e "wonder woman", mamma tuttofare, mamma amorevole, premurosa, e maestra di vita, che mi hai fatto da padre, madre, sorella e migliore amica, in poche parole eri e rimarrai per sempre una parte di me. Scusa mamma se non sono stata una figlia modello, una figlia che ti ha dato grattacapi e ti ha spesso messo da parte credendo che tu fossi eterna, scusa se spesso ho scaricato su di te cose di cui non dovevi farti carico».

Nicoletta Moro lascia la figlia, i genitori Renata e Giovanni e la sorella Simonetta. La famiglia ha deciso di destinare eventuali raccolte di denaro per la ricerca contro il cancro. Il funerale sarà celebrato oggi alle 16.30 nella chiesa parrocchiale della Beata Maria Vergine Regina a Portogruaro. «Terrò sempre chiuso e ben custodito nello scrigno della mia mente e del cuore tutti i bei momenti passati assieme a ridere, a parlare raccontandoci gossip o problemi quotidiani - riprende la figlia Alessia -, a parlare con il nostro codice che spesso nei luoghi pubblici ci causava non poche risate o imbarazzo per come ci guardava la gente, a litigare per cose futili, ma che poi risolvevano sempre con un abbraccio».

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