Chioggia. Bambina positiva alla cocaina a 5 mesi: i misteri e il nodo affidamento

Sabato 28 Maggio 2022 di Diego Degan
Bambina positiva alla cocaina a 5 mesi: i misteri e il nodo affidamento

CHIOGGIA (VENEZIA) - Se la neonata che, una ventina di giorni fa, era stata portata all'ospedale di Chioggia, con i sintomi di una emorragia cerebrale, fosse dimessa oggi, chi potrebbe prendersene cura? La domanda non è banale, perché le poche cose che si sanno, fino a questo momento, su questa triste vicenda, non lasciano intravedere una soluzione. L'ultimo sviluppo, ovvero la positività alla cocaina della piccola, di appena cinque mesi, è l'aspetto più inquietante, perché apre la porta alla possibilità che qualcuno, a stretto contatto con la neonata, abbia fatto o faccia uso di questa droga. Questo qualcuno potrebbe far parte della famiglia allargata che le ruota attorno o essere un contatto occasionale.

A questo proposito sembra certo che la notte in cui è stata male, la fosse stata affidata, per qualche ora, a una famiglia di amici (o presunti tali) della madre, che aveva qualche tipo di impedimento. È possibile che siano stati questi terzi a scuotere o malmenare la bimba fino a farle insorgere l'emorragia? Oppure ad avvicinarla, in qualche modo, alla droga? Sulle indagini vige il massimo riserbo, ma è chiaro che questi fatti sono al centro degli accertamenti che i carabinieri stanno effettuando. Ma, tornando al tema di chi si possa prendere cura della piccola, la famiglia d'origine non sembra essere il porto più sicuro, dato che, anche nell'ipotesi che i genitori siano completamente estranei ai maltrattamenti subiti dalla bimba, sarebbero stati, però, quanto meno incauti nell'affidarla a persone che non ne avrebbero avuto cura.

Neonata positiva alla cocaina: cosa sappiamo


I servizi sociali del Comune sono in allerta. Rispetto a qualche giorno fa, quando l'assessore alle politiche sociali, Sandro Marangon, diceva «non conosciamo la famiglia e non ci è giunta alcuna segnalazione al proposito», ora lo stesso Marangon spiega che «siamo in contatto con l'ospedale di Padova (dove si trova tuttora la bambina, ndr), per seguire l'evoluzione del suo stato di salute, ma non abbiamo ancora contatti precisi con i genitori». Il che significa che neppure i genitori si sono rivolti ai servizi sociali. E il Comune, in questa delicata fase, aspetta istruzioni. «Per capire se dobbiamo intervenire sui genitori, cercare una famiglia affidataria o rivolgerci al tribunale dei minori, per la nomina di un tutore, o compiere altri atti che si compiono in queste occasioni - dice Marangon -, aspettiamo di avere qualche input da parte della Procura che sta indagando. Il contesto è delicatissimo e serve la collaborazione di tutte le istituzioni per evitare fughe in avanti o ritardi. Per il momento la bambina è al sicuro e siamo pronti a fare tutto quello che serve per salvaguardarne la salute».

Uso di cocaina: allarme a Chioggia


E sul tema della complessità sociale (purtroppo in senso negativo) che emerge da questa vicenda, interviene anche la consigliera comunale Barbara Penzo. «Già ad ottobre 2021 il Serd di Chioggia aveva lanciato un grido d'allarme segnalando un uso di cocaina piuttosto frequente. I dati riportati parlavano chiaro: il doppio dei pazienti che fanno uso di cocaina rispetto la media nazionale. E già nel 2020 le richieste di aiuto erano aumentate del 10%. Occorre un approccio multidisciplinare, servono competenze di tipo sociologico, psicologico e medico-neurobiologico. Gli interventi devono essere rivolti alla prevenzione e al trattamento, perché una dipendenza che si mantiene nel tempo incide negativamente anche sulla società. E curare una persona significa intervenire anche sulla famiglia e sul territorio».

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