VENEZIA - In fondamenta del Gaffaro, all’insegna de “Il Grifone”, da più di trent’anni lavora Antonio Peressin, artigiano della pelle, creatore di borse, borsellini, di oggetti dai più svariati usi e misure. Negli anni Ottanta ha scoperto la lavorazione del cuoio e le molteplici possibilità del suo utilizzo. La sua è una bottega artigianale, quasi una rarità per Venezia. «Quando si è presentata l'occasione di prendere in affitto – racconta Antonio Peressin - quella che ormai da più di trent'anni è la mia bottega, non me la sono fatta sfuggire.
Le pelli che usa per realizzare i suoi prodotti sono tutte made in Italy. «Utilizzo il cuoio proveniente dal Distretto Conciario Toscano – spiega – da concerie che conciano il pellame in modo tradizionale ed esclusivamente al vegetale. In Veneto, nel Distretto Conciario di Arzignano acquisto le pelli bovine a pieno fiore, morbide, al tatto, con tinta passante, in una vastissima gamma di colori». Antonio Peressin è conosciuto dai residenti della zona e anche dalle “vecchiette” che sanno di poter approfittare della sua abilità e gentilezza, per riparare una cinghia o la fibbia di una vecchia borsa, che eà ghe xe ancora afesionada. La ripresa dell'attività è purtroppo ancora lenta. «Questi due anni – dice – sono stati per noi un po' difficili a causa del Covid. Nel nostro settore si è fermato un po' tutto. Noi lavoriamo anche grazie ai turisti. Mi riferisco però a quel turismo di qualità che sceglie prodotti come il nostro piuttosto che le “cineserie”, la città è purtroppo piena. La lavorazione della pelle è infatti considerata anche un mestiere veneziano, un tempo in città si conciava e si lavorava la pelle».
Il suo laboratorio è un’officina dove convivono tradizione e ricerca delle novità. «Sono – aggiunge - orgoglioso che mio figlio stia prendendo in mano questa nostra storia. Sono cinque anni che lavora con me e sono molto contento. Nel nostro mestiere bisogna inventare sempre modelli nuovi che incontrano i gusti della clientela, è per questa ragione che sono sempre alla ricerca di nuovi materiali, forme e colori». Venezia deve puntare a far ritornare il turismo di qualità. «Spero che la città – conclude - venga rivissuta dai suoi residenti, si sta spopolando. Spero in un turismo di qualità, interessato a vedere le nostre bellezze, piuttosto che in un turismo di massa dove le persone arrivano, fanno le foto e scappano via».