Incidente mortale sul Tratto maledetto. Nessun segno di frenata nello schianto sulla A4

Domenica 9 Ottobre 2022 di Monica Andolfatto
Incidente mortale sul Tratto maledetto. Nessun segno di frenata nello schianto sulla A4

SAN DONÀ (VENEZIA) - «È stato un incidente, solo un incidente stradale, di responsabilità non ce sono.

Dio non ha voluto cogliere solo un fiore, ma tutto il mazzo. Sei anime belle sono salite in cielo». Sono le parole di Cristina Codicè, presidente di Centro 21, l'associazione di Riccione che assiste persone con sindrome di Down e che piange le sei vittime del tragico tamponamento di venerdì pomeriggio lungo la A4, poco oltre il casello di San Donà, in direzione Trieste. Fra di loro c'era anche sua figlia, Maria Aluigi di 34 anni, che aveva salutato attorno alle 11, alla partenza per quella gita, in Friuli, in Val Lauco, senza i genitori: «Era felicissima perché era insieme alle amiche del cuore e questo era un passo verso l'autonomia e l'indipendenza che si erano guadagnate giorno dopo giorno andando a vivere insieme nello stesso appartamento».


VIA CRUCIS
Codicè è nella sede della Polstrada di San Donà, la prima tappa della via crucis che si concluderà verso mezzogiorno con lo straziante riconoscimento delle salme in obitorio. Solo lei trova la forza di parlare, più per il suo ruolo istituzionale che come madre. È arrivata attorno alle 10 di ieri mattina con i familiari delle altre persone decedute nello schianto: Alfredo Barbieri, 52 anni, la fidanzata Rossella De Luca(37), Francesca Conti (25), Valentina Ubaldi (22) e Massimmo Pironi, l'ex primo cittadino di Riccione che era alla guida del Ducato, volontario di Centro 21. Il padre e la madre della settima passeggera, l'unica estratta ancora in vita dal groviglio di lamiere, la pedagogista Romina Bannini di 36 anni, al capezzale della figlia in ospedale a Treviso sono giunti già la sera dell'incidente: la situazione è disperata, i medici avrebbero dichiarato la morte cerebrale.


IL GRUPPO
Ad accompagnare il gruppo, scortato dalle auto della polizia locale di Riccione, la sindaca Daniela Angelini con l'assessore comunale Alessandro Nicolardi e il parroco di San Martino don Alessio Alasia, e due psicologi. Ad accoglierlo esprimendo la vicinanza e il cordoglio dell'intera città, il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, mentre al comandante della Polstrada, Donato Montanariello, spetta il gravoso compito di restituire ad ognuno dei congiunti gli effetti personali dei loro cari. I volti sono tirati. Segnati da una notte insonne e di pianto. Si abbracciano. Si sostengono l'un l'altra ancora più uniti. Il funerale lo faranno insieme perché Centro 21 è un'unica grande generosa famiglia.


LA SINDACA
A portare la loro voce e quella di Riccione la sindaca Angelini: «Le ragazze e Alfredo: conoscevo tutti da tempo. E anche Romina. Massimo poi per me era un amico vero. Lo avevo incontrato il giorno prima, aveva un nuovo progetto educativo da illustrarmi. Lo porteremo avanti. Senza di lui sarà molto diverso ma abbiamo il dovere di andare avanti. Centro 21 è una realtà bellissima. La città è sotto choc. Ieri (ndr. venerdì) avevamo annunciato la festa infinita per il centenario di Riccione, ora c'è posto unicamente per un dolore infinito». La sofferenza e la disperazione straripano nella cella mortuaria dell'ospedale di San Donà: i sei corpi sono in un'unica sala. La burocrazia deve fare il suo corso. C'è il riconoscimento ufficiale da fare. Una prova disumana. Qualcuno cede e si sente male. La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo per omicidio stradale come atto dovuto e ha già rilasciato il nulla osta per il trasporto delle salme. Nessuna autopsia, solo il prelievo dei tessuti dal cadavere del conducente.


L'AUTOSTRADA
Il rientro a Riccione già nel primo pomeriggio. Il pellegrinaggio nel luogo della sciagura non c'è stato. All'arrivo il corteo è uscito al casello di Meolo, che precede di qualche chilometro quello nei pressi del quale si è consumata l'ennesimo schianto mortale. Una autostrada killer l'A4 nel tratto San Donà-Portogruaro, dove dall'inizio dell'anno si contano 16 croci. Una scia di sangue che non può essere spiegata solo con l'errore umano. Il restringimento della carreggiata che passa da tre a due corsie inevitabilmente provoca un imbuto che costringe i veicoli a rallentare e il rischio di tamponamenti più o meno gravi si moltiplica. Basta un nulla perché si formino colonne in lento movimento o code. Specie nel fine settimana. Come venerdì, alle 15.45, quando il pulmino condotto da Pironi ha finito la sua corsa contro un tir incolonnato a causa di un sinistro avvenuto circa 5 chilometri più avanti, senza nessun tentativo di frenata.

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Ha collaborato Fabrizio Cibin
 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 20:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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