Incidente sul Tratto maledetto, mamma Cristina: «Per mia figlia era il primo viaggio da sola, era felicissima». Come sta l'unica sopravvissuta

Domenica 9 Ottobre 2022 di Monica Andolfatto
Strage in autostrada, mamma Cristina

SAN DONÀ - Sa che lo deve fare. Nonostante lo strazio che le attanaglia il cuore. Trovare il coraggio di parlare anche per le altre mamme, per i papà, per le sorelle e per i fratelli che, al pari di lei, hanno perso per sempre la loro ragione di vita in quel pulmino che lungo l'A4 per sei persone si è trasformato in una bara di lamiere aggrovigliate. Cristina Codicè oltre che madre di una delle vittime è la presidente dei Centro 21 ed è in questa veste che si dà forza per rilasciare alcune dichiarazioni appena arrivata a San Donà, nella sede del comando della Polstrada, prima tappa del doloroso pellegrinaggio che si concluderà all'obitorio con il riconoscimento della salme.

Durante tutto il viaggio, iniziato all'alba, ha cercato di portare conforto ai familiari che, con la sindaca di Riccione Daniela Angelini e il parroco di San Martino, don Alessio Alasia, hanno percorso la distanza fra la città romagnola e quella sul Piave.

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IL SALUTO
La sua Maria, 34 anni, l'ha salutata il giorno prima, attorno alle 11.30. «Era felicissima, non stava nella pelle. Che bello mamma finalmente si parte mi ha detto. Per lei e per Valentina, Rossella e Francesca era una sorta di gita premio dopo tre anni che vivevano tutte e quattro insieme in un appartamento di Riccione. Ragazze splendide che avevano raggiunto un grado elevato di autonomia». La prima trasferta senza genitori. In Friuli, con Alfredo che era un collaboratore della cooperativa Zaffiria, a Lauco dove erano diretti e dovevano trascorrere un fine settimana di vacanza. Invece il viaggio tanto agognato si è interrotto nel peggiore dei modi alle 15.45 dello stesso venerdì poco oltre il casello di San Donà, lungo l'A4 nel tratto maledetto fino a Portogruaro che dall'inizio dell'anno conta già dieci croci. «Sono stati i giornalisti ad avvertirmi di quanto successo. Il mio cellulare ha cominciato a squillare ininterrottamente verso le 17. Non si faceva riferimento al Centro 21, ma poi quando mi hanno parlato di un pulmino Ducato bianco che rimandava a una donazione del Lions di Riccione ho capito tutto. No, Maria non l'avevo ancora chiamata. Attendevo l'arrivo a destinazione, non sono mai stata una mamma assillante che telefona ogni minuto».



LE LACRIME
Negli occhi lucidi le tracce di una notte passata insonne consumando lacrime e ricordi. Ha appena raccolto gli effetti personali di Maria, quelli che gli agenti della Stradale hanno recuperato sul luogo dell'incidente, la borsa con i vestiti, il telefonino. «Adesso avremo una prova ancora più dura, quella del riconoscimento delle salme in obitorio. Con noi ci sono anche degli psicologi. Si deve fare anche questo». L'unica sopravvissuta è Romina Bannini, l'educatrice di 36 anni ricoverata in gravissime condizioni a Treviso. «Romina ha già raggiunto i ragazzi dei quali era innamorata. Quando i medici dichiarano al morte cerebrale c'è poca speranza, purtroppo. Spero di riuscire a passare da lei e dai suoi genitori», dice Cristina. Sulla dinamica del tamponamento Codicè non ha dubbi: «Si è trattata di una fatalità. Non cerchiamo nessun colpevole. Massimo era una persona fantastica. Era con noi dal 2014, quando aveva concluso il suo percorso politico come sindaco. Dedicava tutto se stesso al Centro 21. Siamo e restiamo un'unica grande famiglia: il più grande era Alfredo con i suoi 42 anni, il più piccolino ha sei anni. In tutto sono una sessantina i ragazzi e le ragazze che aiutiamo a trovare il loro posto nel mondo».

LA SUPERSTITE

Sono sempre «molto gravi» le condizioni cliniche di Romina Bannini, la 36enne coinvolta nell'incidente sulla A4, costato la vita a sei persone. La paziente resta ricoverata in terapia intensiva, con prognosi riservata. L'azienda Ulss della Marca Trevigiana l'ha comunicato stamani, 9 ottobre.

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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