Chioggia, il sindaco vieta alla banda di intonare le note di "Bella ciao". Quel messaggio sul cellulare del direttore

Mercoledì 26 Aprile 2023 di Diego Degan
Chioggia, il sindaco vieta alla banda di intonare le note di Bella ciao - Foto di congerdesign da Pixabay

CHIOGGIA - «Non suonate "Bella Ciao", il sindaco non vuole. Potreste essere allontanati dalla banda cittadina». La pioggia che, ieri mattina, cadeva sulle celebrazioni del 25 aprile, a Chioggia non ha avuto un effetto più disturbante di questo messaggio, partito dal telefonino del direttore della banda, Loris Tiozzo, e finito non solo su quelli dei suonatori ma, di rimbalzo, anche di alcuni dei partecipanti alla celebrazione, cittadini, politici, sostenitori dell'Anpi. E la cerimonia, in effetti, si è svolta senza che quella che oggi è diventata la canzone-simbolo della Resistenza, venisse neppure accennata dagli strumenti della banda.

In compenso l'hanno cantata i partecipanti non-istituzionali (chiamiamoli così) alla manifestazione, sotto la Loggia dei Bandi, mentre i partecipanti istituzionali si dirigevano in chiesa per la messa di suffragio, e l'hanno cantata, di nuovo, in Auditorium, i primi, al termine della commemorazione, mentre i secondi si allontanavano rapidamente.

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Una frattura politica (nel senso ampio del termine) evidente, tra la giunta di centro destra e molti dei presenti, che difficilmente poteva essere immaginata da chi avesse letto il messaggio del sindaco su facebook: «Oggi, nonostante la pioggia, abbiamo celebrato il 78° Anniversario della Liberazione, giorno di festa per tutti gli italiani. Buon 25 Aprile! Viva l'Italia! Viva la libertà! Buon San Marco!». Eppure questa situazione ha dei precedenti ed è lo stesso Armelao a confermare («Sì, e c'è un motivo») che il divieto c'è stato. Il precedente risale all'anno scorso quando la banda suonò la canzone "incriminata" davanti alla lapide che ricorda la partigiana Otilla Monti Pugno. La cosa non piacque a due assessori della giunta Armelao che lo fecero presente all'allora presidente della banda, Sergio Ravagnan. Nei mesi successivi la banda non venne invitata a suonare alla Sagra del pesce, dove la sua presenza era, invece, una tradizione, e quando si trattò di erogare i contributi comunali alle associazioni cittadine, ricevette duemila euro in meno dell'anno prima. Un caso? Una combinazione di circostanze? Forse. Ma quest'anno, a scanso di equivoci, il programma delle musiche da eseguire per la cerimonia del 25 aprile era stato fornito direttamente dal Comune: l'Inno di Mameli e quattro "marcette" della tradizione bandistica. «Almeno non c'è la Canzone del Piave», ci aveva scherzato su qualcuno.


Ma che "Bella Ciao" fosse sgradita era apparso evidente a molti, tanto che, in uno scambio su facebook la consigliera comunale Barbara Penzo (Pd) aveva detto: «Se non la suonano loro, vorrà dire che la cantiamo noi». E così è stato. Poteva finire lì, con una contrapposizione di atteggiamento tra due modi "diversi" di intendere la ricorrenza, se non fosse stato per quella possibile minaccia di "espulsione" evidenziata dal messaggio del direttore della banda. Anzitutto perché il "motivo" del divieto Armelao, interpellato ieri sera, non lo ha spiegato.
«"Bella ciao" dice Barbara Penzo - non rappresenta alcun partito. È la canzone che ha fatto piangere la gente, ha un'anima. "Bella ciao" è la canzone di tutti coloro che si sono schierati affinché in Italia ci fosse la democrazia. Impedire di suonarla è come disonorare i sacrifici che fatti nella Resistenza. È disonorare tutti noi».

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 09:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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