TRIESTE - Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha accolto un emendamento a firma Luca Ciriani (FdI) che aggiunge alle nove date di chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali corrispondenti ad altrettante festività (1 gennaio, Pasqua, lunedì dell'Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 25 e 26 dicembre) anche quella dell'1 novembre. Rinviata ad ottobre, invece, la partita delle chiusure domenicali dei negozi per la mancata intesa tra le forze politiche e per verificare nel frattempo un'eventuale impugnazione da parte del Governo della parte relativa alle dieci chiusure obbligatorie.
Federdistribuzione parte all'attacco: «Provvedimento illiberale, demagogico e anticostituzionale. Si impedisce all’imprenditore del commercio di poter declinare la propria offerta sulla base dell’effettiva domanda, come invece è stabilito dalla normativa nazionale. In un settore distributivo in grande evoluzione e nel quale l’e-commerce continua a crescere, imporre la chiusura dei punti vendita appare del tutto illogico e antistorico». «Demagogico - prosegue la nota - perché pensato a tutela dei lavoratori rischia di essere per loro stessi controproducente. Tornare indietro dopo più di 4 anni rispetto a una situazione ormai consolidata e in un quadro di consumi che faticano a riprendere slancio significa mettere a rischio i livelli occupazionali raggiunti e anticostituzionale, perchè più volte sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e dei Tar hanno chiarito che la materia relativa agli orari degli esercizi commerciali è di esclusiva pertinenza statale, in quanto inerente alla tutela della concorrenza».
Ad intervenire è anche il presidente di Confcommercio Fvg Alberto Marchiori: «La Bolkestein non c’entra nulla, il problema rimane politico». La «non decisione» dell’aula «va dunque interpretata come scelta politica di non intervenire a tutela delle imprese e dei lavoratori. Ne prendiamo atto, ma non accettiamo che le forze politiche usino la Bolkestein come paravento».
Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 11:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA Federdistribuzione parte all'attacco: «Provvedimento illiberale, demagogico e anticostituzionale. Si impedisce all’imprenditore del commercio di poter declinare la propria offerta sulla base dell’effettiva domanda, come invece è stabilito dalla normativa nazionale. In un settore distributivo in grande evoluzione e nel quale l’e-commerce continua a crescere, imporre la chiusura dei punti vendita appare del tutto illogico e antistorico». «Demagogico - prosegue la nota - perché pensato a tutela dei lavoratori rischia di essere per loro stessi controproducente. Tornare indietro dopo più di 4 anni rispetto a una situazione ormai consolidata e in un quadro di consumi che faticano a riprendere slancio significa mettere a rischio i livelli occupazionali raggiunti e anticostituzionale, perchè più volte sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e dei Tar hanno chiarito che la materia relativa agli orari degli esercizi commerciali è di esclusiva pertinenza statale, in quanto inerente alla tutela della concorrenza».
Ad intervenire è anche il presidente di Confcommercio Fvg Alberto Marchiori: «La Bolkestein non c’entra nulla, il problema rimane politico». La «non decisione» dell’aula «va dunque interpretata come scelta politica di non intervenire a tutela delle imprese e dei lavoratori. Ne prendiamo atto, ma non accettiamo che le forze politiche usino la Bolkestein come paravento».