L'ex ad Vincenzo Consoli: «Hanno fatto fallire Veneto Banca»

Sabato 7 Marzo 2020 di Denis Barea
L'ex ad Vincenzo Consoli: «Hanno fatto fallire Veneto Banca»
2
«La crisi di Veneto Banca fu il risultato di un effetto domino reputazionale, a partire dalle voci sulla necessità di cambiare il cda alla perquisizione della Guardia di Finanza avvenuta in diretta televisiva». In tre ore di interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama ieri mattina Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, ha ripercorso le tappe che hanno portato la ex popolare di Montebelluna da un ruolo di primo piano nello scenario del credito nazionale al crollo che ha condotto nell'estate del 2017 alla sua messa in liquidazione amministrativa coatta. Consoli insieme ad altri 5 componenti del management dell'istituto di credito - l'ex condirettore generale Mosé Fagian, l'ex responsabile della Pianificazione - Controllo Renato Merlo, l'ex responsabile della Amministrazione e, dopo il 2014, dei libri contabili societari Stefano Bertolo, l'ex responsabile della Compliance Massimo Lembo e Cataldo Piccarretta, che di Veneto Banca era stato il direttore dell'Area Mercato Italia - è stato indagato dalla Procura di Treviso per associazione a delinquere finalizzata alla truffa in relazione al collocamento delle azioni e delle obbligazioni convertibili di Veneto Banca a partire dal 2012 e fino al 2015.

L'ACCUSA
Per i magistrati trevigiani, che per un altro troncone di indagine hanno chiesto il rinvio a giudizio di Consoli anche per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, con l'accusa di aver truccato i fondamentali per nascondere agli organismi di vigilanza e al mercato lo stato comatoso in cui versava la banca, i vertici della ex popolare promuovevano, costituivano e organizzavano una associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa attraverso il personale dell'istituto di credito concernenti la vendita a condizioni inique di titoli azionari e obbligazionari. 

Tutti, nell'ipotesi accusatoria, sarebbero stati a conoscenza del fatto che la società si trovava in una situazione patrimoniale e finanziaria assai critica eppure il valore delle azioni era ampiamente sovrastimato di almeno il 40% quantomeno a decorrere dal 2012. Consoli si è difeso spiegando agli inquirenti di non aver mai pensato che «il prezzo delle azioni Veneto Banca potesse subire l'andamento che poi in effetti ha subito, perché è sempre stato valutato secondo una precisa procedura che veniva avvalorata da esperti del settore».

«L'obiettivo della banca era quello di di incrementare il proprio patrimonio attraverso l'aumento del capitale sociale - ha spiegato l'ex ad di Veneto Banca - e prescindeva dal prezzo stabilito per le azioni di nuova emissione: sarebbe bastato emettere più azioni ad un prezzo minore. Per la emittente non sarebbe cambiato nulla ma ribassare il prezzo delle azioni di nuova emissione avrebbe pregiudicato gli interessi dei soci che erano già azionisti di Veneto Banca».

LA PROVA DI BUONA FEDE
«Ero talmente certo che l'operazione sarebbe andata a buon fine - ha sottolineato Consoli - che ho investito la quasi totalità dei risparmi personali e della mia famiglia, per un ammontare di circa circa 7 milioni di euro, in azioni e obbligazioni subordinate Veneto Banca di cui 2 milioni di euro sono stati impiegati anche nel corso del 2014, del 2015 e del 2016». A segnare il destino della banca non sarebbe stata la mala gestio ipotizzata dalle indagini ma semmai un problema di natura reputazionale. Ai pubblici ministeri Consoli ha infatti ricordato di come le notizie negative che iniziarono a circolare sulla tenuta dell'istituto di credito pregiudicarono il rapporto con i mercati e la clientela. A quel punto - ha spiegato Consoli - è iniziata la fuga di capitali, con i correntisti che ritiravano i loro depositi». Poi da Bankitalia arrivò la richiesta di sostituzione del consiglio di amministrazione e l'indicazione sulla necessità di effettuare una fusione con un istituto di credito di primario standing, individuata nella Banca Popolare di Vicenza. Infine il colpo di grazia: il blitz della Guardia di Finanza presso la sede centrale di Montebelluna, avvenuta praticamente in diretta tv su tutti i telegiornali delle reti nazionali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci