Treviso. Muore in un incidente, i genitori
denunciano: «Derubato in obitorio»

Giovedì 3 Giugno 2010 di Annalisa Fregonese
Matteo Perissinotto e l'ospedale di Maniago
TREVISO (3 giugno) - Hanno presentato una denuncia di furto e sono intenzionati a chiamare in causa l'ospedale di Maniago. Lino Perissinotto e Francesca Scala, i genitori di Matteo Perissinotto, morto domenica 23 maggio in seguito ad un incidente in moto, non si danno pace. Perché la catenina d’oro che il giovane portava al collo è sparita.



Fino all'ingresso della salma all'obitorio dell'ospedale di Maniago, il prezioso era al collo di Matteo.
Lo testimoniano gli addetti delle pompe funebri che effettuarono il recupero della salma e, soprattutto, lo dimostrano le fotografie scattate dai carabinieri di Spilimbergo; poi il nulla. «Noi abbiamo potuto vedere nostro figlio solo martedì 25 - dicono Francesco e Lina, conosciutissimi ad Oderzo - per motivi che ancor oggi non riusciamo a capire. Perché in un primo momento ci dissero che la salma era sotto sequestro, il martedì invece venimmo a sapere che avremmo potuto vederlo anche subito».



La prima ad accorgersi della sparizione della catenina è stata la moglie Monica. All'obitorio la giovane donna, nell'accarezzare il marito senza vita, constata con orrore che la collanina d’oro non c'è. Gioiello che conosceva benissimo, glielo aveva regalato lei quand'erano fidanzati. «Un collier di indubbio valore - continua il papà Lino - ma quello affettivo è ancora più grande. Ci siamo subito rivolti agli addetti dell'ospedale. I quali, e sorvolo sull'atteggiamento sprezzante che hanno avuto nei nostri confronti, ci hanno risposto che è loro prassi il mandare in discarica il materiale rinvenuto addosso ad una salma quando viene spogliata. Una prassi inaudita, perché comunque si tratta di una proprietà privata. È quanto meno un'impudenza l'arrogarsi un tale diritto. Insistevano nel dire che anche il telefonino era stato buttato. Davanti alle nostre rimostranze, sempre più accese, il cellulare è saltato fuori. Ci hanno detto che per sbaglio era finito fra i rifiuti organici. Al di là di questo, noi chiediamo la restituzione della collana di nostro figlio. L'ospedale è responsabile. Per questo agiremo anche nei suoi confronti. Abbiamo scoperto che ci sono delle superficialità incredibili. Chiunque può avere, chiedendola, la chiave dell'obitorio, chiunque vi può accedere. È triste dirlo, ma chiunque può avventarsi come uno sciacallo sui poveri resti dei nostri cari».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci