Afrodite, la Venere di Treviso scoperta in un deposito fra polvere e fuliggine

Sabato 14 Maggio 2022 di Elena Filini
La Venere di Treviso

Non è uscita dalle acque ma si è svelata nei depositi. Quando un occhio appassionato ha saputo cogliere cosa stava dietro secoli di polvere e fuliggine. Era lei, Afrodite, nella sua immortale bellezza. Restituita ad una città che ha saputo nei secoli intuire il bagliore delle creature di Antonio Canova. La Venere di Treviso è la scoperta che rende preziosa la grande mostra Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all'annuncio romantico al Museo Bailo dal 14 maggio al 25 settembre.

Un itinerario nei capolavori, opere di immenso valore, ma insieme un'esposizione che evidenzia il ruolo della città di Treviso nelle fortune canoviane.


Fabrizio Malachin, curatore della mostra insieme a Giuseppe Pavanello e Nico Stringa, ne racconta il meglio a partire dalla straordinaria riscoperta di una Venere in gesso e pasta di marmo, proprietà dei Musei civici trevigiani.


Come è stata ritrovata questa Venere di Treviso attribuita ad Antonio Canova?
«Proviene da una donazione di Bruno Lattes, arrivata ai Musei Civici negli anni Cinquanta e rimasta nei depositi perché, forse, molto sporca e quasi irriconoscibile. È il nostro orgoglio».


Che datazione ha questo piccolo gioiello?
«Risale agli ultimi anni di vita dello scultore e senza dubbio è uscita dall'atelier di Canova. È il quarto modello della Venere che esce dal bagno: lo scultore fa il primo modello per la Galleria degli Uffizi, e ne scolpisce poi altri due che vanno all'estero. Nel 1817 prepara questa versione destinata all'Inghilterra. È una creatura già romantica, non copre più il seno come nelle precedenti, sparisce il cofanetto presente ai piedi della prima versione e diventa un capolavoro di nudo. Abbiamo anche il basamento originale, e così la proponiamo in mostra. L'idea è restituire l'effetto del marmo: è una Venere rifinita in pasta di marmo e poi cerata. È pura levigatezza, velluto».


In un'ideale classifica di meraviglie, cosa è davvero imperdibile in questa esposizione?
«Il Creugante e il Perseo Trionfante sono due opere che non possono non rimanere nel cuore. Per questo sono state posto proprio all'inizio della mostra in un effetto scenografico unico. E poi le cosiddette due morose cioè le fidanzate, così le chiama Canova nelle lettere, ossia le teste colossali dei due Dioscuri che raccontano il suo amore per l'antichità».


Qual è la storia di Castore e Polluce?
«Quasi quotidianamente a Roma, Canova andava a Monte Cavallo, davanti al colle del Quirinale. Lì si trovava una grande fontana abbellita da questi marmi enormi. Al tempo di Canova si pensava che fossero originali, attribuibili a Fidia e Prassitele. Se ne innamora perché sono due nudi eccezionali, esprimono forza e potenza, e diventano modelli per tante opere di Canova. Non a caso chiudiamo il percorso espositivo con un Notturno di Ippolito Caffi che riprende la piazza del Quirinale, con l'ombra dei Dioscuri ritratta».


Ma in mostra c'è anche una stanza in penombra.
«Lì esponiamo Endimione dormiente, la statua più romantica di Canova, visitabile quasi al buio. È una delle prime opere distese: raffigura una divinità che sta sognano ma insieme attende l'amata».


La stanza più emozionante?
«La stanza di Venere: qui abbiamo voluto porre la nostra straordinaria scoperta, accostata ad Amore e Psiche stanti. Insieme, quasi a commento, ci sono dipinti di grandi dimensioni. Uno è Venere che gioca con due colombe di Francesco Hayez, maestro del romanticismo. Infine la Venere di Natale Schiavoni che però guarda al modello rinascimentale ma insieme alle pose di Paolina Borghese Bonaparte».


Un'ampia sezione dedicata ai ritratti dello scultore racconta meglio la sua personalità.
«Antonio Canova è per eccellenza moderno. Ha un culto sfrenato della sua immagine. Sarebbe stato un protagonista dei social. Era maniacale: è forse l'artista maggiormente ritratto in vita e i dipinti venivano riprodotti in incisioni. Nel 1812 decide di fare il suo autoritratto si rappresenta nudo e di dimensioni colossali, quasi mitizzato».

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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