Nel caveau della banca il tesoro di Aquileia

Venerdì 23 Gennaio 2015
Nel caveau della banca il tesoro di Aquileia
Trama da romanzo quella dell'indagine portata a compimento dai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine e dei militari dell'Arma del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia. L'ambientazione, di grande suggestione, è quella della romana Aquileia, il più grande «giacimento archeologico» del Nord Italia. La scena del crimine poco più a nord, a Cervignano: è il caveau della locale filiale della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia. Qui, il 3 giugno dello scorso anno, un gruppo di rapinatori, poi tutti individuati dai militari dell'Arma insieme ai poliziotti della Questura di Udine, prendono in ostaggio i dipendenti e fanno razzia nelle cassette di sicurezza. Dentro a due di questi privati contenitori, intestati a due uomini del posto, ora indagati per ricettazione, ci sono oltre 200 preziosi reperti provento di scavi illeciti nella zona di Aquileia e dintorni. Ma i malviventi non ne comprendono il valore e, arraffato il contante, li lasciano cadere a terra, per poi scappare. Li ritrovano i carabinieri che, col supporto della Soprintendenza per i beni archeologici del Fvg, scoprono trattarsi di reperti inediti, mai catalogati, di cui non si sospettava l'esistenza. Si tratta di testimonianze di varie epoche e ricadono in un periodo compreso tra il 3000 avanti Cristo e l'epoca imperiale romana, quasi certamente provenienti dalla zona di Aquileia dal suo intorno. Adesso sono stati affidati agli esperti del Museo nazionale per le perizie e la catalogazione anche se non sarà possibile riuscire a ricostruire la loro storia perché ritrovati in un caveau e non nel luogo in cui i «tombaroli» li hanno trovati e trafugati. Si tratta di 108 gemme romane incise di valore inestimabile, alcune ancora incastonate nei loro gioielli: calcedonio, corniola, agata, diaspro, quarzo e un cammeo. Le raffigurazioni sono proprie del repertorio diffuso nella produzione glittica romana di età imperiale: ritratti maschili e femminili, immagini di divinità, scene di vita quotidiana e mitologiche, figure di animali e simboli beneauguranti. Fra questi un esemplare in diaspro rosso di grandi dimensioni riconducibile alla categoria delle gemme magiche di origine orientale, con raffigurazioni di divinità e iscrizioni in greco. Il resto del «tesoro» è composto, invece, da asce piatte e pugnali, forse riconducibili a deposizioni isolate e inquadrabili in offerte votive, da una spada spezzata in due parti, cuspidi di lancia, un falcetto, frammenti di pani e lingotti di rame che caratterizzano tradizionalmente i cosiddetti «ripostigli» della tarda età del bronzo. Si tratta della più importante operazione di recupero di beni storici dello Stato portata a compimento negli ultimi decenni in Triveneto. L'indagine era nata dalla rapina alla CariFvg di Cervignano da cui era state rubate, e poi ritrovate, anche due statue sacre della Parrocchia di Marano Lagunare del valore di 2 milioni di euro.
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