Case di riposo: nuovi aumenti in vista. E le pensioni non riusciranno a coprire le rette

Venerdì 13 Ottobre 2023 di Mauro Favaro
Case di riposo: nuovi aumenti in vista - Foto di Sabine van Erp da Pixabay

TREVISO - «Nei prossimi anni le rette andranno inevitabilmente ad aumentare.

A fronte dell'invecchiamento della popolazione, inciderà la legge della domanda e dell'offerta. Mentre le pensioni saranno ridotte. Già oggi l'attuale media di 1.679 euro al mese, contando anche l'eventuale accompagnatoria da 527 euro per i non autosufficienti, non basta per pagare la retta alberghiera delle Rsa». Il grido d'allarme delle case di riposo si leva dal convegno "50 sfumature di cura" organizzato dall'Israa di Treviso. A dargli voce è Mauro Michielon, presidente dell'Ipab più grande della Marca. All'inizio di quest'anno le rette delle Rsa trevigiane sono già aumentate anche di 150 euro al mese, tra post-Covid, maxi-bollette, effetti delle guerre e inflazione. A breve si rischia di replicare. L'inverno demografico è evidente.


I DATI
Dieci anni fa c'erano 170mila trevigiani con più di 65 anni. Adesso oltre i 202mila. Tra questi, 80mila vivono da soli. «Senza azioni tempestive, si rischia di dover affrontare una situazione critica, a dir poco ingestibile», sottolinea Michielon. Il problema è strutturale. Tanto che il presidente chiede di sensibilizzare governo, sindacati e datori di lavoro per introdurre delle assicurazioni ad hoc nel welfare aziendale, magari con la possibilità di detrarle a livello fiscale. «Assicurazioni che coprano la non autosufficienza specifica così che possa essere garantita a tutti, per il futuro, la disponibilità economica necessaria per accedere a una Rsa o per potersi pagare un'assistenza domiciliare». Come se non bastasse, bisogna fare i conti con la pesante carenza di personale. Le stime dicono che oggi mancano oltre 1.000 professionisti tra infermieri e operatori sociosanitari in provincia. Non va meglio con i medici. «Quest'anno su 39 posti per la specialità di geriatria tra Padova e Verona, 30 sono andati a vuoto rivela Manuela Lanzarin, assessore regionale alla sanità e al sociale in Veneto mancano 4mila infermieri e altrettanti operatori. Serve una riflessione generale per far capire l'importanza di queste professioni, tenendo conto sia della retribuzione che dei carichi di lavoro».


IN CALO
Mentre sono sempre meno i medici che vogliono diventare geriatri, calano pure le iscrizioni ai corsi per operatori sociosanitari. «Il 30% resta scoperto», sottolinea Giorgio Pavan, direttore dell'Israa. Come se ne esce? Molti infermieri ormai arrivano da fuori Europa. All'Israa sono 66 su 75. Sul fronte oss, invece, molti giungono da Campania e Sicilia. «E qui non trovano case in affitto a prezzi accessibili evidenzia il direttore per questo stiamo valutando la possibilità di diversificare gli investimenti in modo da acquisire degli appartamenti che possano essere dati in affitto ai nostri lavoratori, con un canone adeguato». «Buona parte del personale che ci serve oggi è fuori dai confini dell'Italia avverte Roberto Volpe, presidente di Uripa, l'Unione regionale degli istituti per anziani del Veneto sono necessarie norme per importare la forza lavoro da altri Paesi in modo regolare». Il riferimento è in primis agli oss. Nell'attuale carenza, alcuni si sono organizzati per lavorare in libera professione: «A 30 euro all'ora, sulla carta si possono superare i 6mila euro al mese dice Pavan ma si tratta di una bolla non diffusa e pure pericolosa». Nel frattempo le liste d'attesa si allungano in modo esponenziale. Nelle case di riposo della Marca servirebbero almeno 4mila posti letto in più, fino a un totale di circa 10mila. «Rispetto a cinque anni fa, l'Israa ha aggiunto ai propri 850 posti anche 1.200 persone seguite a domicilio sottolinea il direttore in questa situazione è più che mai necessario allargare il raggio d'azione e rimodellare il modello di assistenza». Il Pnrr non ha aiutato dal punto di vista strutturale. «La quota destinata al settore anziani è irrisoria ricorda Lanzarin credo che oggi dal punto di vista nazionale sia miope non tener conto della popolazione che ha bisogno di strutture come le Rsa». «Le case di riposo, come strutture, non hanno ricevuto un centesimo dal Pnrr rincara la dose Volpe enti come i nostri, poi, dovrebbero essere defiscalizzati. C'è il 5% di Iva nel periodo post-Covid, ma per l'energia, ad esempio, arriviamo al 22%. È un meccanismo assurdo».

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