CASTELFRANCO - «Ho visto i suoi occhi, un attimo prima che morisse. Era stato investito dall'auto. Il suo corpo è volato per 6-7 metri. Ma aveva il viso girato verso di me. E, nel suo sguardo, ho letto un misto di tragico stupore e di paura. Credo che quello sguardo mi accompagnerà per il resto della vita». Gabriè racconta così il terribile incidente successo a mezzanotte e mezzo della notte tra mercoledì e giovedì, in via Lovara, a Campigo di Castelfranco, costato la vita a Kevin Carraro, un 17enne del posto che avrebbe compiuto la maggiore età domenica. Il ragazzo è stato travolto da una Jeep Renegade guidata da un ventenne di Resana, M.S., mentre si trovava in sella alla sua bici.
L'INCIDENTE
Era con altri sei amici. Avevano trascorso la serata al bar centrale 64 di Campigo. Una serata uguale a tante altre, di fine estate. Prima dell'inizio della scuola. Qualche chiacchiera tra uno spritz e una sigaretta. Le confidenze sulle ragazze. I sogni di giovani che non sono ancora uomini. Tutti in bicicletta perchè nessuno è ancora maggiorenne e nessuno di loro ha conseguito la patente. Poi, passata la mezzanotte, riprendono le bici e si dirigono a casa, a Castelfranco. Una puntatina dal tabaccaio e imboccano via Lovara. Stanno pedalando sul cavalcavia, non hanno ancora scavallato quando, alle loro spalle, sopraggiunge la jeep Renegade. «L'automobilista fa i fari, suona anche il clacson. Noi ci spostiamo tutti a destra ma Kevin, che era un po' più in centro strada, decide di scartare a sinistra. È proprio in quel momento che viene investito con violenza dall'auto» racconta Tomà, un coetaneo di Kevin. Mentre parla gli scendono le lacrime sul volto. I suoi amici sono tutti radunati sotto al cavalcavia maledetto, che ha cancellato l'esistenza di Kevin in un attimo. Recuperano quelle bici che hanno abbandonato ieri mattina, dopo l'incidente e dopo una nottata passata a bordo strada. Sono stati tutti sentiti dagli agenti della Stradale, fino alle 6 di ieri mattina.
«Non se lo meritava, era il migliore di noi» dice Zaccaria, che era suo compagno all'Ipsia di Castelfranco.
IL DOLORE
Tutti insieme, vicini quasi a scacciare la tragedia, si guardano. Ma non riescono a dirsi granchè. «Ho visto tutto quello che è successo, e lo ripercorro a velocità rallentata. Per cercare una via di uscita. Un finale meno tragico» dice Tomà. Mentre Gabriè, aggiunge: «Quando è piombato sull'asfalto il suo cuore batteva. Gli operatori del Suem 118 lo hanno rianimato a lungo e noi abbiamo sperato che si salvasse. Abbiamo sperato anche quando lo hanno caricato sull'ambulanza che è partita a sirene spiegate. Ci siamo detti che se c'era tutta quella fretta, voleva dire che Kevin era vivo, che stava combattendo». Poi, la doccia gelata. Kevin non ce l'aveva fatta. È morto durante il trasporto in ospedale. «Ci è caduto il mondo addosso». Andy è un altro dei coetanei che erano con Kevin la scorsa notte. «Abbiamo fatto una strada per tornare a casa che non imbocchiamo mai. Non so perchè. Non riesco a pensare ai casi strani, alle coincidenze, al destino che aveva già segnato la fine della sua giovane vita. Non so cosa farò domani» sottolinea. E poi, tutti insieme, si fanno una promessa: «Ci saremo, uniti, per l'ultimo saluto a Kevin».