«Mai più un caso Prosek». La Ue: imitazioni al bando

Approvata a Bruxelles proposta di regolamento che fissa regole chiare

Mercoledì 25 Ottobre 2023 di Elena Filini
«Mai più un caso Prosek». La Ue: imitazioni al bando

Mai più in futuro un caso Prosek: approvata la nuova proposta di regolamento UE che vieta la registrazione di menzioni tradizionali che emulano indicazioni geografiche di Stati membri.

Alla chiusura del trilogo - negoziato interistituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell'Unione europea e della Commissione europea è arrivata ieri sera la nuova proposta di regolamento UE sulle indicazioni geografiche che non permetterà la registrazione di menzioni tradizionali, come quella di "prosek", che emulano le indicazioni geografiche riconosciute di altri Stati membri. Il regolamento chiarisce che le denominazioni di origine protetta non possono essere sfruttate tramite norme tecniche nazionali, come nel caso dell'aceto balsamico sloveno e cipriota, o le menzioni tradizionali, nel caso del Prosek made in Croazia. Quando le Dop e le Igp sono usate come ingrediente in prodotti che vogliono citarne il nome, una notifica dovrà essere inviata al Consorzio di tutela, e ci sarà l'obbligo per i trasformatori di indicare in etichetta la percentuale di prodotto Ig usata. La protezione on-line dovrà diventare ex-officio, con un sistema di geo-blocking che obbligherà gli Stati membri a bloccare l'accesso a tutti i contenuti evocativi di una Indicazione Geografica, anche grazie al contributo dell'Ufficio europeo dei brevetti.


ALTRI PASSAGGI
Il testo dell'accordo, raggiunto ieri tra i negoziatori di Parlamento europeo (Paolo De Castro), Consiglio (il Ministro spagnolo Luis Planas) e Commissione (il Commissario Janusz Wojchechowski), dopo il lavoro redazionale che verrà completato nelle prossime ore, arriverà (probabilmente il 30 ottobre) sul tavolo del Comitato Speciale Agricoltura del Consiglio, che dovrà dare il via libera formale. Il Parlamento Ue avvierà a sua volta le formalità per l'approvazione finale probabilmente durante la seduta del 27- 28 novembre, e il definitivo via libera della Plenaria a inizio 2024. Casi come quello del Prosek croato «non potranno ripetersi in futuro». Così Paolo De Castro (Pd), relatore dell'Europarlamento si esprime sulla riforma delle regole sulle Dop e Igp. I casi ancora aperti (come il contenzioso con la Croazia sul Prosek, ndr), rimangono nelle mani della Commissione, «che ci auguriamo prenderà però in considerazione l'accordo politico raggiunto oggi con i co-legislatori e il suo valore. Il regolamento non è retroattivo - ha spiegato l'eurodeputato Pd - lo abbiamo risolto dal punto di vista legislativo, scongiurando un Italian sounding fatto dentro i confini dell'Ue». Plauso alla nuova proposta arriva da Coldiretti. «Con la riforma si tutela il primato italiano nell'Unione Europea con 885 prodotti riconosciuti» afferma il presidente Ettore Prandini. «Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso Made in Italy alimentare che nel mondo vale oltre 120 miliardi di euro».


IL MONDO DEL PROSECCO
Un si con riserva arriva anche dal mondo del Prosecco Doc. «Credo che il compromesso raggiunto per quanto riguarda la revisione delle norme relative alle Indicazioni Geografiche dell'Unione Europea, rappresenti quanto di meglio si potesse ottenere in questo momento» ha sottolineato il Presidente della Doc Stefano Zanette. Marina Montedoro, Presidente dell'Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene infine vede nella task-force in difesa dei prodotti italiani un modus operandi da applicare per il futuro.  «È una giornata importante nella difesa dell'identità e del valore delle denominazioni. Dopo due anni di negoziato verrà vietato l'uso di menzioni tradizionali, come quella di "prosek", che emulano l'indicazione geografica di altri Stati membri, e che generano confusione nel consumatore e favoriscono il fenomeno dell'"italian sounding", dannoso tanto per i prodotti quanto per i territori che li producono».

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