FARRA DI SOLIGO (TREVISO) - Prosek: persiste il silenzio di Bruxelles sulla disputa Croazia-Italia. «Pronti a fare causa al Governo di Zagabria». Chi (ed erano in parecchi) credeva che la diatriba tra il Veneto e Zagabria sulla denominazione del vino prodotto tra Istria e Dalmazia si sarebbe risolta in una bolla di sapone, si sbagliava. Oggi i segnali che arrivano dalla commissione agricoltura, e lo stesso perdurare della vertenza, autorizzano a ipotesi più fosche. Non è dunque per nulla scontato che, come avvenne nel 2013, l'Europa risponda in maniera negativa alle pretese dei Croati. Ad annusare l'aria prima degli altri c'è proprio Luca Zaia, che dà voce all'irritazione del mondo del vino italiano (e non solo) e si appresta a mettere in campo nuove contromosse. «I segnali che arrivano dall'Europa sono preoccupanti, ad esempio quello dell'aceto balsamico va in questa direzione e direi che è fondamentale che in quegli uffici si mettano in testa che l'identità deve essere difesa» ha spiegato a margine della posa della prima pietra della passerella che di fatto segnerà la cucitura del primo cammino Unesco, quello sulle colline del Conegliano Valdobbiadene.
CLIMA DI INCERTEZZA
A fine luglio l'eurodeputata Mara Bizzotto,che insieme alla collega Rosanna Conte segue da vicino la querelle, aveva scritto direttamente al commissario europeo Janusz Wojciechowski per capire i tempi di una risposta alle opposizioni, ai chiarimenti e alle contrapposizioni che da più di un anno piovono a Bruxelles dai ministeri italiani e croati.
LA CARTA STORICITÀ
Per mesi i Presidenti dei Consorzi insieme al Ministero dell'Agricoltura hanno ribadito la storicità del nome. «La motivazione storica è fondamentale - ha ricordato Zaia in più occasioni - Le prime citazioni del nome Prosecco', con riferimento al vino, risalgono infatti al XIV secolo, ed esiste una cartina geografica storica in cui la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell'assoggettamento dell'area al dominio asburgico». Però la storicità sembra evidentemente un argomento non esaustivo alla Commissione Agricoltura. «Questo non è il nostro Prosecco, ma è un prodotto che crea solamente confusione nel mercato dei vini italiani e veneti, ma soprattutto nel consumatore - conclude il governatore - Dobbiamo andare all'attacco contro la menzione speciale del Prosek chiedendo i danni. Rovesciamo la visione e facciamo togliere quel nome ingannevole dalle etichette croate». Il Prosek infatti è già sugli scaffali della costa istriana e dalmata. Ma a difesa dell'Italia si sono schierate tutte le denominazioni che contano: dallo Champagne al Cava. La matassa sta diventando piuttosto intricata. Ma Zaia promette battaglia. «Siamo pronti a far causa: i Croati stanno tentando di usare un nome che non è loro. Aspettiamo soltanto le decisioni della commissione Agricoltura nella comunità europea e ci muoveremo di conseguenza».