Stipendi troppo bassi o qualifiche inadatte: nella Marca 17mila posti di lavoro vacanti

Giovedì 10 Giugno 2021 di Paolo Calia Mattia Zanardo
Mancano lavoratori anche nel settore della ristorazione

TREVISO - La ripartenza, almeno nel trevigiano, fa rima con assunzioni. Il settore ristorazione cerca circa 700 tra cuochi, baristi, camerieri. Ma offerte di lavoro arrivano un po' da tutti i settori e per tutti i profili: dal più qualificato (laureati e tecnici specializzati), ai più generici. Una ricerca di Unioncamere stima che, per il trimestre estivo, le imprese trevigiane avranno bisogno di 17.200 nuovi addetti. Un picco motivato dalla ripresa post-Covid. Pizzerie, ristoranti, bar osterie e tutte le attività legate alla ristorazione hanno cominciato a lavorare a pieno regime, mentre industria e imprese artigiane hanno visto aumentare gli ordini. Il risvolto della medaglia è però sconcertante: a fronte di un'offerta così alta di posti di lavoro, mancano i lavoratori.

IL DATO
Unioncamere calcola che il 40% dei posti di lavoro a disposizione non verrà occupato. I motivi sono vari: nel settore ristorazione infuria la polemica tra chi evidenzia la tendenza di preferire il sussidio allo stipendio e chi, associazioni sindacali su tutti, ribatte che stipendi e condizioni di lavoro offerte sono inaccettabili. Nell'industria e nell'artigianato invece la questione è un'altra: le aziende cercano sempre più figure specializzate, altamente formate. E fanno fatica a trovarle. A fotografare la richiesta di lavoro da parte del tessuto imprenditoriale è l'ultima rilevazione Excelsior, curata proprio da Unioncamere e Anpal.
Delle circa 7.400 potenziali assunzioni in programma nel solo mese di giugno, la maggior parte, il 46,5 per cento, riguarda operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, a riprova di come il manifatturiero sia tra i settori che più rapidamente ha ripreso a marciare a pieno ritmo superando la crisi pandemica, o addirittura, per alcuni comparti, non ha mai ridotto la velocità.

Le imprese, però, per il 22,5% cercano anche impiegati e addetti alle professioni commerciali e dei servizi, categorie in cui rientra anche il personale di bar, ristoranti, attività alberghiere e indotto turistico. Si tratta, in particolare, di cuochi, camerieri e affini, con una domanda intorno alle 700 unità. Completano il quadro delle entrate attese un 18,7% tra dirigenti, professioni specializzare e tecnici e un 12,7% di lavoratori non qualificati.

LE RARITÀ
Diverse figure però, rappresentano merce rara sul mercato del lavoro della Marca, tanto che, per le imprese, non è semplice coprire circa il 41 per cento dei profili ricercati, per la preparazione inadeguata dei candidati o per la mancanza tout court di aspiranti. La difficoltà, però, schizza ad oltre otto casi su dieci per gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, a tre su quattro per progettisti e ingegneri, a sette su dieci per tecnici amministrativi, finanziari e di gestione della produzione. Scarseggiano anche operai edili specializzati (72%), operatori per l'assistenza sociale e domiciliare (69%), mentre riguardo a cuochi, camerieri e simili il reclutamento risulta complesso per oltre il 40% del totale. La penuria di giovani addetti con competenze tecnico-scientifiche elevate è confermata anche da uno studio di Assindustria Venetocentro: nel trevigiano, nel 2020, le aziende non hanno trovato 1.870 profili cosiddetti Stem, tra Laureati in ingegneria industriale, elettronica e dell'informazione (900), in discipline chimico-farmaceutiche (145), in scienze matematiche, fisiche e informatiche (163), oltre a 662 diplomati degli Its.

L'ANALISI
Gian Nello Piccoli, patron dell'Erosystem, azienda specializzata in informatica, osserva: «Mancano tecnici specializzati, certe figure come ingegneri gestionali o informatici, non si trovano. Non ci sono ragazzi a sufficienza che studiano queste materie. Purtroppo in Italia si privilegiano certi corsi di laurea con pochi sbocchi lavorativi o nessuno».
 

Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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