Polemica sul nome del Prosecco. «Va tolto». Ma le cantine Docg “ribelli” se lo tengono negli spot

Giovedì 14 Settembre 2023 di Paolo Calia
Polemica sul nome del Prosecco - Foto di Roberta Radini da Pixabay

CONEGLIANO/VALDOBBIADENE (TREVISO) - Amato e odiato. Lo si vorrebbe cancellare, ma in realtà non si può farne a meno. Non ancora. Almeno non nella pubblicità, soprattutto quella rivolta al mercato estero dove il termine “prosecco” tira ancora di più che il marchio “Conegliano-Valdobbiadene” o qualunque altro nome del territorio dove il vino viene prodotto. Eppure attorno alla parola “prosecco” si è scatenata una guerra tra produttori che sta infiammando le colline patrimonio dell’Umanità proprio nei giorni caldi della vendemmia. Nonostante i marchi storici della Docg non vogliano più utilizzare il nome del vino da solo - definito troppo generico - per valorizzare invece la denominazione “Conegliano-Valdobbiadene”, il termine “prosecco” sbuca ancora negli spot, nei video e nelle pubblicità che si possono trovare sui social o nei siti. Gli esempi? Vari. L’azienda agricola Foss Marai, per dirne una, in un video molto bello e di qualità visibile nei suoi social mette in grande evidenza la frase “Prosecco docg di alta gamma” senza altre aggiunte per pubblicizzare un vino, oggettivamente, di qualità altissima. Altri, come l’azienda agricola Drusian, nei vari hashtag per rilanciare i suoi prodotti cosa usano come parola chiave? Solo prosecco. E poi ancora: l’azienda Andreola nel suo sito di cosa parla se non di “Prosecco superiore docg”? Insomma: impossibile fare a meno della parola “prosecco”.


LA STORIA
Ricapitoliamo. Il cuore pulsante della docg, racchiuso tra le splendide colline incastonate tra Conegliano e Valdobbiadene, è diviso. Una parte delle aziende agricole della zona, 230 per la precisione, vuole che nella comunicazione il nome del territorio - “Conegliano-Valdobbiadene” - venga valorizzato al massimo. E vuole che venga messo sempre in evidenza anche a costo di minimizzare il nome “prosecco”. Che poi sarebbe il vino venduto. Questi produttori lo vogliono così tanto da essere entrati in rotta di collisione col Consorzio di tutela della Docg presieduto da Elvia Bortolomiol, accusato di non utilizzare correttamente la denominazione danneggiando così il marchio. E sono talmente convinti da essersi riuniti in un comitato pronti ad andare anche per vie legali. Secondo loro diciture come “Prosecco marathon”, “Prosecco cycling”, “Prosecco hills”, così come la cartellonistica del Cammino Unesco, devono essere integrate con “Conegliano Valdobbiadene”. Sempre. Ma negli spot, a sorpresa, il termine “prosecco” può essere utilizzato anche da solo. «La parola prosecco non può essere totalmente abbandonata - spiega chi segue la comunicazione di queste aziende - in certe occasioni va utilizzata per i video, soprattutto nei social. Se è possibile la evitiamo, ma non può ancora essere messo da parte». 


LE TRACCE
Le strategie di comunicazione, si sa, hanno logiche ben precise. Soprattutto nel commercio. L’obiettivo finale è far filtrare il messaggio e raggiungere la fetta più ampia di possibili consumatori. Gli sforzi delle aziende agricole della Docg mirano a mettere più distanza possibile tra loro, che producono il vino frizzante lì dove è praticamente nato, e chi lo produce in pianura, nella zona Doc. «Dobbiamo difendere la nostra qualità», dicono. E lo vogliono fare imponendo il marchio “Conegliano-Valdobbiadene” che deve sempre precedere la dicitura “Prosecco Superiore”. Se poi questa seconda parte non c’è, meglio. E lo testimoniano le decine di etichette dove il termine “prosecco” è di fatto sparito. Ma la pubblicità insegna che non può essere cancellato: «All’estero non si può ancora fare a meno di parlare di prosecco per essere riconoscibili - ammettno dal cuore della Docg - in Italia il discorso è diverso, da questo punto di vista siamo più avanti nella comunicazione».

Sembrano dettagli, minuzie. Ma non è così: l’uso corretto dei termini vale decine e decine di milioni di euro. Vale il predominio nei mercati, la supremazia nei confronti di tanti altri vini che stanno prepotentemente salendo alla ribalta. E, anche se mal sopportato, il termine “prosecco”, è ancora un punto di forza.

Ultimo aggiornamento: 17:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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