Bruciate vive: «Non diceva dov'erano». Entra nel vivo il processo a Miglioranza accusato di aver dato fuoco a casa sua

Mercoledì 14 Settembre 2022 di Maria Elena Pattaro
Bruciate vive: «Non diceva dov'erano». Entra nel vivo il processo a Miglioranza accusato di aver dato fuoco a casa sua

PAESE - «L’incendio stava divorando la casa ma lui non ha detto dove si trovavano la moglie e l’amica. Era reticente. Era più interessato a tirare fuori le auto dalla proprietà che a collaborare con i soccorritori». Ieri, 13 settembre, è entrato nel vivo il processo a Sergio Miglioranza, il 71enne di Paese ritenuto il responsabile del rogo, avvenuto il 10 giugno del 2020 a Castagnole di Paese, in cui persero la vita la moglie Franca Fava, 68 anni, e Fiorella Sandre, 74 anni di Breda, un’amica che viveva insieme a loro.

Il movente? Incassare le polizze dell’assicurazione per ripianare i debiti. Polizze che guarda caso erano al sicuro dentro un’auto scampata alle fiamme. L’anziano, presente in aula e difeso dall’avvocato Rossella Martin, deve rispondere di pesanti accuse: duplice omicidio pluriaggravato e premeditato, incendio doloso, violazione dei sigilli apposti sul terreno teatro della tragedia, e tentata truffa ai danni dell’assicurazione. Ieri davanti alla Corte d’Assise hanno sfilato i testimoni del pubblico ministero: vigili del fuoco e inquirenti intervenuti la notte della tragedia.

RETICENZA

Il primo aspetto emerso è l’atteggiamento tutt’altro che collaborativo di Miglioranza la notte del rogo: «Quando gli ho chiesto dove fossero le due donne non ha aperto bocca - ha raccontato un vigile del fuoco -. Se avesse fornito informazioni precise saremmo andati a colpo sicuro per tentare di salvarle». In quell’inferno di fiamme alte almeno 5 metri. «Un incendio del genere non si sviluppa in una casa in soli 7 minuti (quelli intercorsi tra la chiamata all’1.11 da una delle due donne e l’arrivo delle prime squadre di pompieri) a meno che non vengano usati acceleranti - ha spiegato un vigile del fuoco, lasciando intendere che l’incendio sarebbe iniziato molto prima -. Le fiamme uscivano dalle finestre e sotto una di queste, in corrispondenza della lavanderia, abbiamo trovato due bombole di gas che sfiatavano, una rivolta verso l’altra: alimentavano continuamente il fuoco». Secondo la procura Miglioranza avrebbe creato una trappola letale, piazzando inneschi dentro e fuori l’abitazione e sbarrando l’unica via di fuga.

CONTRADDIZIONI

Dalle testimonianze sono emerse anche le contraddizioni della versione dell’imputato. Al comandante della stazione carabinieri di Paese quella notte ha raccontato di essere stato svegliato di soprassalto dalle urla della Sandre, che dormiva al pianterreno insieme alla moglie (entrambe avevano problemi di deambulazione). E di aver gridato alle due donne “Uscite, uscite!” mentre le stanze si riempivano di fumo. Al punto da essere scappato fuori dalla porta sul retro perché non riusciva più a respirare. A un carabiniere del Nucleo Radiomobile aveva spiegato invece che erano stati i vicini di casa a suonare il campanello avvertendoli delle fiamme, innescate dalla cottura del cibo per i cani. Un aspetto su cui tutti i testimoni concordi i è che l’anziano, scalzo e in pigiama, non presentava nessun segno dell’incendio: ustioni, bruciature, fuliggine.

Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 07:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci