Insanguinato, col coltello in mano e un lobo dell'orecchio di Elisa: così Fabrizio si è presentato in caserma

Venerdì 25 Giugno 2021
Elisa Campeol e il suo corpo sul greto del Piave
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TREVISO - Una, due, tre, dieci, venti. Sono tante le coltellate che hanno ucciso Elisa Campeol, 35enne di Pieve di Soligo, titolare di un bar in via Pati vicino agli impianti del rugby, aggredita mentre era stesa a prendere il sole nell’oasi naturalistica dell’Isola dei morti, a Moriago della Battaglia. Il suo assassino, il 34enne Fabrizio Biscaro, di Col San Martino, frazione di Farra di Soligo, ha agito in preda ad una rabbia che ha dichiarato, nel lungo interrogatorio reso davanti al pubblico ministero Gabriella Cama, “Dovevo sfogare su qualcuno”. Non importa chi, dove, come. Doveva sfogarsi. «Ha scelto la sua vittima a caso.

Che fosse una donna è stata una tragica fatalità, quindi non possiamo affermare che si sia trattato di un femminicidio» conferma il sostituto procuratore Cama. La rabbia ha trasformato Fabrizio in un mostro dalla violenza incontenibile e spaventosa. Tanto è vero che Elisa Campeol è stata raggiunta dalla prima coltellata talmente all’improvviso e di sorpresa che non si è difesa subito. Poi, ha cercato di arginare la furia omicida riparandosi con le braccia, la prova sono tagli profondi al braccio sinistro e alle mani. Una lotta impari, persa in partenza. Che ha lasciato Elisa stesa sul lettino, in una pozza di sangue. Fabrizio Biscaro, difeso dall’avvocato Rosa Parenti, è in stato di fermo, accusato di omicidio aggravato. Non gli è stata contestata, almeno per ora, la premeditazione.

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L'orecchio della vittima


Il giorno dopo l’efferato omicidio le indagini continuano a 360 gradi per scandagliare gli spostamenti dell’uomo, seguito dal centro di salute mentale del territorio, che in passato era già stato protagonista di atti di autolesionismo e di almeno un tentato suicidio. I carabinieri stanno acquisendo le cartelle cliniche di Biscaro e mercoledì si sono recati a casa sua per sequestrare cellulare e computer. Nel corso dell’interrogatorio ha fornito la mappa dei suoi spostamenti antecedenti l’omicidio. Il film dell’orrore comincia martedì mattina quando entra in fabbrica e timbra il cartellino. Lavora alla Dhe Termowatt di Follina. Esce prima del solito, in tarda mattinata. Una scappata a casa per pranzo e poi di nuovo fuori. In un tabacchino di Valdobbiadene per acquistare una serie di numerosi “Gratta e vinci” e nel vicino supermercato dove comprerà il coltello, dalla lama lunga 20 centimetri, che userà il giorno dopo per uccidere Elisa. Non rientra a casa, tanto che i genitori ne denunciano la scomparsa. E dorme in auto. Poi, la mattina di mercoledì i passi lo portano verso l’Isola dei morti. «Ci andavo da ragazzo, è un posto che conosco bene» ha detto al sostituto procuratore Cama. I ricordi non gli restituiscono un po’ di calma. La rabbia monta sempre di più. Vede la donna stesa sul lettino. Sono le 12.20. Ha deciso: sfogherà la sua rabbia contro quel corpo, steso al sole, e in posizione abbastanza isolata. Colpisce prendendo di sorpresa la donna. Ma avrebbe potuto rivolgere quell’aggressività contro chiunque gli fosse capitato a tiro.

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Il killer trova la caserma chiusa


Dopo aver compiuto l’omicidio, con il coltello in mano, i vestiti insanguinati e il lobo di un orecchio della donna, si va a costituire alla stazione dei carabinieri di Valdobbiadene. Ma sono le 13 passate. E trova il portone chiuso. Si attacca al citofono, collegato con l’operatore del 112. Deve confessare, non può scappare. Saranno i militari dell’Arma, rientrati poco dopo, a raccogliere la deposizione di Fabrizio. «Sono stato io, ho ucciso e non so perché l’ho fatto» dichiara l’omicida. E sostiene di aver sospeso l’assunzione dei farmaci prescritti dal Centro di salute mentale perché gli causavano problemi fisici. Un altro aspetto che verrà valutato nel corso delle indagini. La procura disporrà l’autopsia su corpo di Elisa Campeol per determinare il numero esatto dei colpi e stabilire quale dei fendenti è stato mortale. In attesa di chiudere il cerchio sulla vita dell’omicida, di determinare con precisione il suo stato di salute mentale, e gli esatti spostamenti effettuati poche ore prima del delitto.

 

Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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