Omicidio in riva al Piave, confessione choc: «Ho ucciso una donna, non so perché. Ho sfogato la mia rabbia su di lei»

Giovedì 24 Giugno 2021 di Serena De Salvador
Elisa Campeol, assassinata a 35 anni
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VALDOBBIADENE - «Ho ucciso una donna, non so perchè. Lei è morta, è giù lungo il Piave, all'Isola dei morti a Moriago. Dovevo buttare fuori la rabbia che avevo dentro». Parole agghiaccianti, pronunciate con qualche incertezza che ne ha incrinato il filo logico e ha spiazzato i carabinieri della caserma di Valdobbiadene che nel primo pomeriggio di ieri si sono trovati davanti al cancello Fabrizio Biscaro. Lui, in stato confusionale, ha ammesso subito le sue responsabilità nell'assassinio della 35enne solighese Elisa Campeol accoltellata mentre prendeva il sole sul Piave. Tanto da aver anche portato con sé e da aver consegnato nelle mani dei militari il coltellaccio da cucina con la lama lunga quasi 20 centimetri usato per martoriare il corpo della vittima.

Molto meno chiaro è invece stato nello spiegare il movente di quell'atroce gesto. E pure nel descrivere cosa avrebbe fatto tra la sera di martedì e ieri mattina. Il 34enne infatti mancava da casa già dall'altro ieri: un allontanamento insolito, che aveva non poco messo in allarme i suoi genitori. Tanto da spingerli a segnalare la sua scomparsa ai carabinieri di Col San Martino.

L'INTERROGATORIO

Non è passata nemmeno un'ora dal momento del brutale assassinio sul greto del Piave al momento in cui Biscaro si è presentato alla caserma di Valdobbiadene. Perché abbia scelto di dirigersi proprio lì, anziché andare nella caserma di Col San Martino che era quella più vicina e a poche centinaia di metri da casa sua, è un altro dei tanti lati ancora oscuri di questa vicenda. Il 34enne, vedendosi scoperto da due passanti dopo aver aggredito Elisa, si è dato alla fuga. È salito sulla sua Volkswagen Polo nera, che aveva parcheggiato al parco dell'Isola dei morti, e ha ingranato la marcia verso Valdobbiadene. Quindici chilometri che ha percorso con il coltello insanguinato sul sedile accanto a lui. Al cancello della caserma, lapidario, si è annunciato: «Ho ucciso una donna. Sono stato io». Immediatamente è stato trattenuto e l'arma è stata posta sotto sequestro. Il tutto mentre a Moriago i sanitari del Suem tentavano disperatamente di salvare la vita alla 35enne. Fin dalle prime parole scambiate con gli inquirenti, Biscaro ha ammesso pienamente le sue responsabilità: ha detto da subito di essere il responsabile dell'omicidio, ma il suo racconto ha avuto bisogno di quasi otto ore prima di poter essere confermato.

IL MOVENTE

Dopo il sopralluogo lungo i Piave dove Elisa ha trovato la morte, il pubblico ministero Gabriella Cama e il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Treviso, Giovanni Mura, hanno raggiunto la caserma e interrogato il sospettato per tre ore. «Non lo so il perché, non so perché lo ho fatto. Ho sentito molta rabbia, ho fatto quella cosa» ha confusamente spiegato l'uomo. L'arresto con l'accusa di omicidio aggravato è scattato soltanto alle 21, ma per tutto il tempo in cui si è trovato torchiato Biscaro non ha formulato una spiegazione precisa sul motivo del suo gesto. Era in stato confusionale, fortemente provato dal punto di vista psichico. Al momento non sono emersi contatti pregressi fra la vittima e il 34enne, pare non si conoscessero e al momento il delitto viene considerato un'aggressione estemporanea, non diretta a Elisa ma una qualunque donna che l'assassino avrebbe trovato lungo il suo cammino. Una tesi tutta da dimostrare, tanto che ora i cellulari e i computer di entrambi saranno setacciati per capire se fra i due non possa esserci stato qualche contatto, magari in rete, dal momento che entrambi facevano largo uso di internet. Il reale movente resta però al momento oscuro ed Elisa, per ora, sembra essere morta per il solo fatto di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 07:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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