Il ritorno degli Estra, nuovo disco della rock band dopo vent'anni. Prodotto grazie al contributo dei fan: racconta la nostra società spietata

Giovedì 4 Aprile 2024 di Federica Baretti
La band trevigiana degli Estra

TREVISO - È un disco politico ma non schierato, duro nelle parole e nel suono, una osservazione puntuale sul nostro tempo, sugli anni Venti di oggi e quelli del secolo scorso, sinistramente uniti da ciò che appare come la vigilia di una profonda devastazione. È realtà il nuovo album degli Estra, il primo in studio a più di vent’anni dall’ultimo lavoro di inediti. “Gli anni Venti” sono materia ruvida e commovente, attesissima dalle centinaia di fan della storica band trevigiana che hanno contribuito alla realizzazione del sogno partecipando alla campagna di crowdfunding che ha raccolto quasi 33mila euro, a testimonianza del legame profondo con il gruppo che ha scritto una pagina indelebile del rock alternativo italiano.

Giulio “Estremo” Casale, Abe Salvadori, Nicola Accio Ghedin ed Eddy Bassan hanno dato alle stampe un disco intenso, maturo, diretto, poetico. Fra circa un mese sarà disponibile nei negozi e nelle piattaforme online.

Da qualche giorno però è arrivato nelle case e - per il download e l’ascolto in streaming - nelle caselle mail di chi ha partecipato al crowdfunding. Un’anticipazione voluta e dovuta a chi ha contribuito concretamente alla realizzazione dell’album, registrato alla fine del mese di luglio dell’anno scorso al Bridge Studio, tra Susegana e Ponte della Priula e mixato lo scorso dicembre.

L'album

Dieci canzoni a comporre un’opera unitaria e granitica, un cerchio che si apre e si chiude, introdotto da un brano - “La signora Jones”, variazione sul tema del Signor Jones di "Nordest Cowboys" - che è un recitato di Marco Paolini su una marcia funebre di Gustav Mahler suonata dall’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. Al telefono, la misteriosa signora Jones interpretata da Paolini si domanda se sia solo lei a notare che “l’altro giorno un gruppo di ragazzini ha dato fuoco a un barbone” e “un gruppo di maschietti ha violentato una compagna di scuola”. “Ma volevo dire…sono solo io? O l’avete notato anche voi?”. La marcia funebre degli anni Venti, il collasso di un’umanità svuotata e in fila per sopravvivere. I testi viscerali di Casale intercettano le melodie dissonanti intessute dalla chitarra di Salvadori, a ricreare quell’indimenticato e inconfondibile suono degli Estra. Le canzoni denunciano e ricordano, si allontanano dall’indifferenza, dalla dis-umanità, rivendicano libertà e fragilità, anche se “il futuro è già scritto, il futuro è rubato”.

La foto

La copertina, una fotografia di Marco Olivotto, ritrae di spalle una bambina con in mano un martello davanti a un muro che lascia intravedere un cielo rosso sangue. Riuscirà la bimba a scalfire quel muro con quel piccolo martello? E cosa troverà, al di là dei mattoni, in quell’orizzonte cupo e inquietante? Gli Estra sono tornati, intensi come negli anni Novanta, con molta maturità individuale in più e un'urgenza espressiva inarrestabile. Nel disco intervengono anche Pierpaolo Capovilla, voce recitante in “Notte poi” e lo stesso Olivotto al pianoforte e all’editing. Presto verranno annunciate le date del tour, e c’è da scommettere che i fan trevigiani non rimarranno delusi.

Ultimo aggiornamento: 07:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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