Coprifuoco alla movida, il prefetto: «Per ora niente multe, serve senso di responsabilità»

Giovedì 15 Ottobre 2020
Movida a Treviso
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TREVISO - «I carabinieri non si muovono sulle segnalazioni dei guardoni. Non andremo casa per casa a contare una ad una le persone. In questo momento non vogliamo sanzionare, ma sensibilizzare. Chiediamo comprensione e collaborazione. Tutto questo si fa per evitare il lockdown. C'è un eccesso di lamentazione che non può esistere ora». È chiaro il Prefetto Maria Rosaria Laganà al termine del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza convocato per parlare delle nuove disposizioni riguardanti il Covid. Al centro della discussione i divieti e la movida. 
Come avete affrontato la questione? 
«In attesa dei chiarimenti che sicuramente le Autorità governative forniranno nei prossimi giorni su alcuni profili applicativi del testo normativo, si è convenuto di dare priorità ad azioni di sensibilizzazione e di dissuasione. Faremo appello al senso di responsabilità dei cittadini. Pensiamo soprattutto ai giovani protagonisti della movida cittadina a cui chiediamo osservanza e cautela per contenere il contagio». 
Categorie economiche e cittadini sono preoccupati. Niente multe quindi?
«No, noi non siamo qui a fare Cerbero. Agiamo solo in funzione della tutela delle persone. Vorrei che si pensasse non all'imposizione ma alla collaborazione. Si tratta di non mettere in crisi un sistema sanitario che deve reggere per alcuni mesi un andamento che conosciamo solo in parte». 
Ma le persone temono che i vicini facciano i delatori. Per non parlare dei matrimoni.. 
«Questo lo capisco. Sui matrimoni su cui pende la spada di Damocle abbiamo già fatto segnalazione al Ministero, capisco che sia un problema dover riprogrammare tutto e lasciare a casa metà degli invitati. Ma assicuro che la polizia non si muoverà sulle segnalazioni dei guardoni. Non è questo lo spirito». 
No dunque alle riunioni famigliari... 
«Posto che nessuno entrerà in casa vostra, bisogna cercare di evitare e di rimandare. Per non innescare la catena di Sant'Antonio dei contagi». 
I gestori dei locali si sentono continuamente vessati.
«Francamente a loro dico che queste misure nascono per scongiurare un nuovo lockdown. La riduzione dell'orario alle 24 forse è un sacrificio che si può capire e si può fare facilmente. Alcune scene di raduni notturni, del resto, già nei mesi scorsi erano preludio di qualcosa che doveva cessare. E lo dico anche nella tutela del lavoro, ma soprattutto della salute». 
Avete parlato anche della situazione alla Zanusso? 
«Sì. Ieri i richiedenti asilo risultati positivi lo scorso 29 settembre hanno chiesto un ulteriore ciclo di tamponi. I risultati saranno noti a stretto giro». 
Come vede la curva dei contagi nei prossimi mesi?
«Non abbiamo ancora il polso della situazione, per questo dobbiamo tutti essere consapevoli che è fondamentale la prudenza e necessario l'uso dei presidi».
Condivide questo clima generalizzato di ansia e pessimismo?
«È un momento difficile, nessuno lo può negare. Ma, ribadisco: diamo il giusto peso alle cose. Nessuno di noi vuole arrivare al blocco. A qualcosa in questo momento bisogna rinunciare, ma rispetto alla situazione di marzo possiamo fare tutto o quasi tutto. D'accordo, con la mascherina. Francamente però mi sembra il male minore». 
Elena Filini
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