TREVISO - Prima l’accerchiamento: «Erano 8-9 africani, uno di loro mi ha puntato una bottiglia alla pancia». Poi le minacce pesanti: «Se vuoi lavorare devi fare come diciamo noi». E adesso la paura di riaprire le serrande del negozio in quella via Roma che da anni è piazza di spaccio e sacca di degrado. Ma anche la pretesa risoluta che le autorità risolvano una situazione ormai insostenibile: «Se succede qualcosa a me e alla mia famiglia, la responsabilità è delle istituzioni che non tutelano noi cittadini ed esercenti mentre gli stranieri spadroneggiano». C’è rabbia ed esasperazione nelle parole del negoziante vittima, martedì sera, di un episodio molto grave su cui sta indagando ora la questura. La vittima, assistita dall’avvocato Fabio Crea, ha sporto denuncia ieri mattina per le pesanti minacce subite, al limite della tentata estorsione.
L’AGGRESSIONE
«Alle 19.30 esco dal mio negozio, abbasso le serrande e mi incammino verso la macchina, parcheggiata 20 metri più in là - racconta il negoziante trevigiano, che chiede l’anonimato per paura di ritorsioni -. Mi si avvicina un nero dicendomi di smetterla di fare video e di chiamare la polizia, ma io non avevo fatto niente». Poco prima la polizia locale aveva fatto un controllo amministrativo (programmato da tempo) nel bar con annessa sala slot che si trova poco distante. Il locale è il punto di ritrovo, ogni giorno, di decine di stranieri, soprattutto africani, che bazzicano sotto i portici. «Quel giorno ce n’erano una ventina. Io ero rimasto per un po’ davanti al negozio a messaggiare». Quello che è successo dopo è frutto forse di un malinteso. Comunque sia, «situazioni del genere non sono tollerabili» - afferma il negoziante. «Mi hanno accerchiato in 8 o 10. Ho cercato di mantenere la calma e ho bypassato quella gentaglia. I vigili erano già andati via e chiamare le forze dell’ordine davanti a loro era molto rischioso. Ero da solo contro dieci».
PAURA DI RITORSIONI
Ed è delle ritorsioni che l’uomo ha paura, tanto ad tenere chiuso il negozio. «Potrebbero fare qualsiasi cosa a me e a mia moglie». Ieri le serrande sono rimaste abbassate. «E continueranno a esserlo fino a quando le istituzioni non risolveranno la situazione. Mi riservo di chiedere risarcimento in sede civile per il mancato incasso».
L’APPELLO
Ma quello che fa ancora più male è il non sentirsi tutelati: «Dalle istituzioni (prefetto, questore e sindaco) mi aspetto un’azione immediata per ristabilire la sicurezza. Sono al corrente da anni della situazione. Aumentare le pattuglie non basta, serve uno sgombero per allontanare chi non rispetta la legalità e le regole di convivenza». «Non sono razzista - precisa il negoziante - gli stranieri integrati mi stanno benissimo, il bivacco e lo spaccio no». Poi l’affondo al sindaco Conte: «Inutile riempire i social di foto della Treviso bene se poi non si risolvono certe criticità. Anche via Roma è Treviso».