Negoziante minacciato da 10 stranieri in via Roma: «Ero da solo, adesso ho paura»

Giovedì 26 Agosto 2021 di Maria Elena Pattaro
Controlli della polizia e dei vigili in via Roma a Treviso dopo l'aggressione al negoziante
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TREVISO - Prima l’accerchiamento: «Erano 8-9 africani, uno di loro mi ha puntato una bottiglia alla pancia». Poi le minacce pesanti: «Se vuoi lavorare devi fare come diciamo noi». E adesso la paura di riaprire le serrande del negozio in quella via Roma che da anni è piazza di spaccio e sacca di degrado. Ma anche la pretesa risoluta che le autorità risolvano una situazione ormai insostenibile: «Se succede qualcosa a me e alla mia famiglia, la responsabilità è delle istituzioni che non tutelano noi cittadini ed esercenti mentre gli stranieri spadroneggiano». C’è rabbia ed esasperazione nelle parole del negoziante vittima, martedì sera, di un episodio molto grave su cui sta indagando ora la questura. La vittima, assistita dall’avvocato Fabio Crea, ha sporto denuncia ieri mattina per le pesanti minacce subite, al limite della tentata estorsione. 


L’AGGRESSIONE

«Alle 19.30 esco dal mio negozio, abbasso le serrande e mi incammino verso la macchina, parcheggiata 20 metri più in là - racconta il negoziante trevigiano, che chiede l’anonimato per paura di ritorsioni -. Mi si avvicina un nero dicendomi di smetterla di fare video e di chiamare la polizia, ma io non avevo fatto niente». Poco prima la polizia locale aveva fatto un controllo amministrativo (programmato da tempo) nel bar con annessa sala slot che si trova poco distante. Il locale è il punto di ritrovo, ogni giorno, di decine di stranieri, soprattutto africani, che bazzicano sotto i portici. «Quel giorno ce n’erano una ventina. Io ero rimasto per un po’ davanti al negozio a messaggiare». Quello che è successo dopo è frutto forse di un malinteso. Comunque sia, «situazioni del genere non sono tollerabili» - afferma il negoziante. «Mi hanno accerchiato in 8 o 10. Ho cercato di mantenere la calma e ho bypassato quella gentaglia. I vigili erano già andati via e chiamare le forze dell’ordine davanti a loro era molto rischioso. Ero da solo contro dieci».

Tempo di fare qualche passo e il cerchio si stringe di nuovo attorno al trevigiano. «Uno di loro mi punta una bottiglia alla pancia, tenendola per il collo: “Tu devi smetterla di chiamare la polizia”. Ma è da dietro che arriva la minaccia peggiore: “Se vuoi continuare a lavorare, devi fare quello che diciamo noi”». Un’intimidazione che rimbomba tuttora nella testa del negoziante, come un’eco senza fine. Della situazione pericolosa si sono accorti tre dipendenti di un altro negozio, anche loro stranieri. I tre hanno preso le difese del trevigiano cercando di calmare gli animi dei suoi aggressori e “scortando” alla macchina il malcapitato. «Prima che me ne andassi uno dei neri ha letto a voce alta la mia targa, come a lanciarmi un avvertimento».


PAURA DI RITORSIONI

Ed è delle ritorsioni che l’uomo ha paura, tanto ad tenere chiuso il negozio. «Potrebbero fare qualsiasi cosa a me e a mia moglie». Ieri le serrande sono rimaste abbassate. «E continueranno a esserlo fino a quando le istituzioni non risolveranno la situazione. Mi riservo di chiedere risarcimento in sede civile per il mancato incasso». 


L’APPELLO

Ma quello che fa ancora più male è il non sentirsi tutelati: «Dalle istituzioni (prefetto, questore e sindaco) mi aspetto un’azione immediata per ristabilire la sicurezza. Sono al corrente da anni della situazione. Aumentare le pattuglie non basta, serve uno sgombero per allontanare chi non rispetta la legalità e le regole di convivenza». «Non sono razzista - precisa il negoziante - gli stranieri integrati mi stanno benissimo, il bivacco e lo spaccio no». Poi l’affondo al sindaco Conte: «Inutile riempire i social di foto della Treviso bene se poi non si risolvono certe criticità. Anche via Roma è Treviso». 

Ultimo aggiornamento: 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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