«Io, 27 anni, sopravvissuta alle botte dell'ex, ma la paura non passa per me e per mia figlia»

La 27enne trevigiana è finita all'ospedale mentre il deejay con cui viveva è stato condannato a 7 anni

Venerdì 7 Luglio 2023 di Valeria Lipparini
La ragazza pestata e finita in ospedale

TREVISO - Del pestaggio violento da parte del suo ex fidanzato le rimane una tristezza negli occhi che nemmeno la figlia undicenne riesce a cancellare. Fisicamente, vista adesso, dopo quasi sette mesi da quelle botte che potevano ucciderla, sembra una bella ragazza, come i suoi 27 anni meritano.

Alta, slanciata, lunghi capelli biondi e grandi occhi nocciola. Poi, appena parla, non è rabbia ma sono invece pensieri bagnati di paura, intrisi di dolore. E anche, sembra impossibile, di vergogna. Ginevra, la chiameremo così ma è un nome di fantasia per non renderla identificabile, la mattina del 18 dicembre 2022, è stata picchiata dal suo ex che è entrato in casa, a San Pelajo, dopo che lei gli ha aperto la porta. 


L’ESCALATION
«Mi ha afferrato per i capelli e mi ha sbattuta contro l’armadio. Sono caduta ed è allora che ha cominciato a prendermi a calci. Finchè sono svenuta. Mi ha spaccato tutte le costole dalla parte destra dello sterno, polmone perforato, fegato spappolato e rene ingrossato. Sono stata portata in ospedale e i medici hanno detto ai miei parenti di pregare. Se mi salvavo sarebbe stato un miracolo» parla e, insieme, si sforza di trattenere le lacrime. Perchè ormai ha imparato ad essere una guerriera, che lotta e non si arrende. Come quand’era in ospedale ed è riuscita a uscirne, sulle proprie gambe. Ma quelle percosse, che sono costate la condanna a 7 anni per lesioni aggravate al deejay 37enne Josè Yeico Rodriguez Ramirez, le hanno lasciato strascichi fisici e psicologici che fatica a cancellare. «La mia vita non è un libro. Non posso girare pagina e dimenticare» dice. Non riesce a lavorare. Faceva le pulizie in uffici e da privati. E poi era anche barista. Ma non ce la fa a sollevare pesi e nemmeno a stare in piedi a lungo. «Sento dolori forti e tre giorni fa sono tornata in ospedale perchè avevo pulito un ufficio e mi sono sentita male» racconta. Per ora si rifugia dai parenti, madre e sorelle, che la aiutano economicamente e anche psicologicamente. «La notte non riesco a dormire. Casco dal sonno, ma mi sveglio 6-7 volte per notte. Se dormo coricata sul fianco destro mi sveglio per i dolori. Ma sono gli incubi a tenermi sveglia. Vedo lui che entra in casa e mi picchia». Ammette di aver paura anche per sua figlia. «Temo che i suoi amici vengano a cercarci». Ginevra ribadisce che si sono lasciati perchè non andavano d’accordo. «Non abbiamo motivi per odiarci. Io spero che lui lasci in pace me, mia figlia e la mia famiglia. Il suo ricordo deve scomparire. Ero innamorata alla follia. Ma era un amore tossico».


I RICORDI
Racconta, con un misto di candore e di timidezza, che lavorava gratis come barista nel locale del suo ex, l’Aqualounge in via Fonderia. Ma, ad un certo punto, le voci che lui intrecciasse altre storie oltre a quella che aveva con lei, erano diventate pressanti e insistenti. «Mi telefonavano dicendomi che lo vedevano offrire da bere ad altre donne, mi mandavano le foto. Per questo mi ero ammalata di depressione, ero dimagrita fino a pesare 38 chili. Ad un certo punto ho detto basta».
Adesso il Centro antiviolenze la fa seguire da uno psicologo, per superare il trauma. Perchè se la pelle guarisce quelle ferite, invece, rischiano di scavare baratri dentro l’anima. Lo ammette lei stessa: «Se non avessi mia figlia, avrei pensato di farla finita. Sono morta dentro». Poi, esclama: «Rivoglio la mia salute, la mia giovinezza. Voglio poter giocare con mia figlia e i miei nipoti. Voglio tornare a divertirmi. Invece, più nulla ha sapore per me. Non mi interessa che lo abbiamo condannato in Tribunale. Voglio riavvolgere questo orrendo film di cui sono involontaria protagonista. Voglio tornare ai miei 26 anni. Quando sapevo cosa voleva dire essere felice». L’avvocato Francesco Murgia, che la assiste, se la coccola con gli occhi. Adesso c’è la partita del risarcimento danni. Ma, per lei, l’unica partita che conta davvero è riuscire a superare le ferite che quell’aggressione le ha lasciato dentro. E tornare a sorridere come prima.

Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 12:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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