CASTELFRANCO - «Ci vendicheremo» hanno promesso i connazionali del 39enne kosovaro che lui aveva tramortito con un pugno durante una lite tra automobilisti, scoppiata lunedì pomeriggio a Castelfranco per una banale precedenza. L’avvertimento del “clan” ha spinto Luka Musobelliu, 23enne di origini albanesi e campione di Mma (arti marziali miste) a rifugiarsi a casa di amici per il timore di ritorsioni.
Le ipotesi di reato
Al momento Musobelliu è indagato per lesioni gravi ma la sua posizione è al vaglio, in attesa dell’evolversi del quadro clinico del ferito e degli accertamenti sulla dinamica. Se verrà confermato che è stato il kosovaro ad aggredirlo per primo, l’ipotesi di reato potrebbe virare in eccesso colposo di legittima difesa. Kimmi, come si fa chiamare il 39enne, è titolare di una ditta di montaggi, alle spalle ha qualche precedente soprattutto per furti ed è noto come “testa calda”. I suoi connazionali hanno giurato vendetta. Due di loro si sono presentati a casa del suo allenatore Andrea Carollo martedì mattina per lanciare un avvertimento: «Cerchiamo il tuo atleta. Siamo kosovari, non possiamo chiudere un occhio. Per lui e per la sua famiglia è finita». Altri invece hanno tempestato di messaggi amici e compagni di palestra del 23enne per informarsi su dove sia al momento. Il rischio è che si inneschi una faida.
I carabinieri sono già stati allertati e stanno monitorando la situazione. Nel frattempo dalla cerchia del 23enne si alza un appello alla pacificazione, nel tentativo di calmare le acque: «Bisogna fermarsi. È già successo un fatto molto grave lunedì, non peggioriamo la situazione - dice Carollo, in prima linea tra i pacieri -. Siamo tutti dispiaciuti, a partire da Luka: speriamo che Kimmi si riprenda presto. Per una sciocchezza stradale si è sfiorata una tragedia. Basta così». Tutto è iniziato all’incrocio di via Pagnana, verso le 18.30. Musobelliu stava andando in palestra, come ogni giorno. La coppia tornava invece da un pomeriggio di relax trascorso nella spiaggia del famoso locale Baita al Lago. Il 23enne sostiene di aver messo la freccia per svoltare a destra: una manovra di cui il 39enne non si sarebbe accorto. Da qui gli insulti a cui il giovane ha risposto alzando il dito medio. «Mi ha inseguito in macchina e sbarrato la strada - racconta l’atleta, che a quel punto è sceso per affrontare il rivale -. Mi ha afferrato al collo. Ho colpito per difesa». Preso al panico, il 23enne è scappato salvo poi costituirsi la sera stessa dai carabinieri.
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