Lite stradale, il kosovaro resta in fin di vita. Il pugile via di casa per il rischio ritorsioni

Sempre più alta la tensione dopo le botte a Castelfranco tra un 23enne di origini albanesi e un 39enne, entrambi del padovano

Giovedì 22 Giugno 2023 di Maria Elena Pattaro
Lite stradale, il kosovaro resta in fin di vita. Il pugile via di casa per il rischio ritorsioni

CASTELFRANCO - «Ci vendicheremo» hanno promesso i connazionali del 39enne kosovaro che lui aveva tramortito con un pugno durante una lite tra automobilisti, scoppiata lunedì pomeriggio a Castelfranco per una banale precedenza. L’avvertimento del “clan” ha spinto Luka Musobelliu, 23enne di origini albanesi e campione di Mma (arti marziali miste) a rifugiarsi a casa di amici per il timore di ritorsioni.

E ora la sua abitazione a San Martino di Lupari (Padova) è sorvegliata speciale. La tensione è altissima e il timore è che si inneschi una faida. Intanto restano gravissime, ma stabili le condizioni del ferito: Kushtrim Hajzaraj, 39enne di Loreggia (Padova) è ricoverato in Terapia Intensiva dopo la delicata operazione al cervello per il doppio trauma cranico. L’uomo infatti era caduto a terra per il pugno e aveva sbattuto la testa sull’asfalto, perdendo subito i sensi. Intanto i carabinieri, che indagano sul caso, stanno chiarendo la dinamica dello scontro. «L’ho colpito per difendermi. Dopo il diverbio, quell’uomo mi ha inseguito e messo le mani al collo mi stava strozzando. Non avevo scelta» ha spiegato il giovane atleta, fiore all’occhiello della Carollo Academy di Castelfranco e descritto come una persona corretta, dentro e fuori dalla palestra. Da quanto trapela la compagna stessa del kosovaro, in auto con lui quando è scoppiata la lite, avrebbe riferito ai militari, che lei stessa aveva cercato di fermare a parole Hajzaraj, preoccupata per la sua reazione violenta dopo il diverbio nato con il giovane automobilista.


Le ipotesi di reato

Al momento Musobelliu è indagato per lesioni gravi ma la sua posizione è al vaglio, in attesa dell’evolversi del quadro clinico del ferito e degli accertamenti sulla dinamica. Se verrà confermato che è stato il kosovaro ad aggredirlo per primo, l’ipotesi di reato potrebbe virare in eccesso colposo di legittima difesa. Kimmi, come si fa chiamare il 39enne, è titolare di una ditta di montaggi, alle spalle ha qualche precedente soprattutto per furti ed è noto come “testa calda”. I suoi connazionali hanno giurato vendetta. Due di loro si sono presentati a casa del suo allenatore Andrea Carollo martedì mattina per lanciare un avvertimento: «Cerchiamo il tuo atleta. Siamo kosovari, non possiamo chiudere un occhio. Per lui e per la sua famiglia è finita». Altri invece hanno tempestato di messaggi amici e compagni di palestra del 23enne per informarsi su dove sia al momento. Il rischio è che si inneschi una faida.
I carabinieri sono già stati allertati e stanno monitorando la situazione. Nel frattempo dalla cerchia del 23enne si alza un appello alla pacificazione, nel tentativo di calmare le acque: «Bisogna fermarsi. È già successo un fatto molto grave lunedì, non peggioriamo la situazione - dice Carollo, in prima linea tra i pacieri -. Siamo tutti dispiaciuti, a partire da Luka: speriamo che Kimmi si riprenda presto. Per una sciocchezza stradale si è sfiorata una tragedia. Basta così». Tutto è iniziato all’incrocio di via Pagnana, verso le 18.30. Musobelliu stava andando in palestra, come ogni giorno. La coppia tornava invece da un pomeriggio di relax trascorso nella spiaggia del famoso locale Baita al Lago. Il 23enne sostiene di aver messo la freccia per svoltare a destra: una manovra di cui il 39enne non si sarebbe accorto. Da qui gli insulti a cui il giovane ha risposto alzando il dito medio. «Mi ha inseguito in macchina e sbarrato la strada - racconta l’atleta, che a quel punto è sceso per affrontare il rivale -. Mi ha afferrato al collo. Ho colpito per difesa». Preso al panico, il 23enne è scappato salvo poi costituirsi la sera stessa dai carabinieri. 

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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