TREVISO - «Stiamo vivendo un periodo buio per quanto riguarda la sicurezza stradale.
Governatore Zaia, ormai non si può parlare nemmeno di stragi del sabato sera. Gli incidenti si verificano in tutti i giorni della settimana, a ogni ora...
«Ogni incidente ha una storia a se, non generalizziamo per rispetto di chi ha perso la vita e della sua famiglie. Quando ero presidente della Provincia siamo arrivati ad avere 210 vittime in un anno, il 46% aveva meno di 30 anni e la causa principale erano le fuoriuscite autonome».
Anche adesso sono tanti giovani a morire sulla strada.
«Non diamo la colpa a una categoria piuttosto che a un'altra. Guardiamo gli ultimi incidenti: fuoriuscite di strada autonome, ciclisti investiti, frontali...tutte dinamiche diverse».
Lei parla di Piano strategico.
«Sì, come Regione siamo pronti a convocare tutti i protagonisti della società dalle categorie alla scuola per una grande campagna di sensibilizzazione. È arrivato il momento in cui ogni singola persona deve dire cosa posso fare io per risolvere il problema?. La maggior parte degli incidenti avviene per distrazione. Moltissimi per l'uso del telefonino al volante. E siamo tutti coinvolti: scagli la prima pietra chi, tra noi, non ha mai usato almeno una volta lo smartphone mentre è alla guida. Tutti assieme dobbiamo fare in modo di correggere questi comportamenti».
In passato è stata fatta una campagna per non fumare alla guida.
«Sono sempre stato convinto che la sigaretta al volante sia un grande motivo di distrazione. Ma ce ne sono molti altri, anche per chi non guida. Pensiamo alle cuffiette che utilizzano spesso sia pedoni che ciclisti: l'auto non la sentono arrivare. Ma poi mettiamoci pure la musica alta e tante altre piccole cose».
Una statistica della Polizia locale di Treviso dice che almeno in città si verificano almeno 5 incidenti al giorno per la distrazione. Per fortuna accadono su strade dove si viaggia a bassa velocità
«È la dimostrazione di quello che dico: bisogna aiutare le persone a evitare simili comportamenti».
Lei ha parlato di una campagna di sensibilizzazione formata da spot molto forti in tema di sicurezza stradale.
«Sì, li stiamo producendo e poi li diffonderemo in tutti i mezzi. Saranno spot choc, che faranno vedere cosa accade dentro un'auto durante un incidente, come si rischia di restare se si sopravvive. Immagini forti che spero non vadano in onda in fascia protetta, ma durante l'ora di cena, quando le famiglie sono assieme. Voglio che facciano discutere».
Presidente, si continua però a dare la colpa anche alle strade.
«Per me non è così. Negli anni è stato fatto tantissimo. Il provincia di Treviso, prima delle nostre amministrazioni, gli incidenti mortali avvenivano agli incroci. Alcuni, come a Castrette o a Ponte della Priula, erano definiti incroci della morte. Noi li abbiamo sostituiti tutti con le rotatorie. E da allora quella tipologia di sinistro stradale è diventata più che marginale. Continuare a dare la colpa alla strada non serve, rischia solo di creare alibi. Oggi, purtroppo, il pericolo maggiore è la distrazione oltre all'alta velocità».
Ogni volta che accade un incidente c'è chi invoca i dissuasori.
«Anche qui bisogna capire una cosa: il dissuasore, nella maggior parte delle situazioni, non si può mettere per legge. Non si può correre il rischio che rallenti o danneggi un'ambulanza in transito. E poi, se un dissuasore o rallentatore viene preso ad alta velocità rischia di trasformarsi in una rampa o comunque di spostare un'auto».
In conclusione: le istituzioni che possono fare?
«Detto che gli investimenti per migliorare le strade non sono mai troppi, bisogna lavorare sulle persone. Ed è sbagliato anche pensare che ci debbano pensare solo le istituzioni: si correrebbe il rischio che il resto della comunità ritenga di non dover fare niente. E invece, questo problema va risolto collaborando tutti assieme».