Famiglia in fuga dall'incendio di Rodi: «Hotel distrutto, sembrava l'apocalisse»

Lunedì 24 Luglio 2023 di Marco Gasparin
Un'immagine dell'incendio che sta devastando l'isola di Rodi dall'hotel della famiglia trevigiana

TREVISO - «Sembrava di essere in un film, uno di quelli apocalittici. Le fiamme che divoravano gli edifici, l’enorme nuvola di fumo nero, la gente in fuga dappertutto, la paura. Dodici lunghissime ore per riuscire a raggiungere l’aeroporto e finalmente tornare a casa a Treviso, lontano da quell’incubo». Alessia Forte si trovava nell’isola greca di Rodi in vacanza con il figlio tredicenne e la madre Francesca Macina, quando sabato l’incendio che da alcuni giorni imperversava nell’isola è andato fuori controllo, facendo scattare quella che è considerata la più grande evacuazione nella storia della Grecia: trentamila persone.


L’ANGOSCIA

«Noi alloggiavamo al Princess Hotel - racconta Forte - nel paese di Kiotari (nella parte sud dell’isola, ndr). Da giorni vedevamo il fumo in lontananza. Sabato invece abbiamo visto le fiamme e la nube di fumo che incombeva su di noi era impressionante: ha iniziato a piovere cenere». Era mezzogiorno e la donna con madre e figlio, si è precipitata in albergo a fare i bagagli, «dividendo le cose necessarie dalle altre», e presentandosi nella hall dove c’erano molti altri turisti in attesa di capire che fare. «In tutto il resort saremo stati 1.200 - continua Forte - Nonostante la situazione di pericolo, però, il direttore dell’albergo non dava l’ok all’evacuazione, anzi: cercava di tranquillizzarci dicendo che presto l’incendio sarebbe stato spento». Alessia Forte, però, ha una certa competenza nelle questioni di emergenza: lavora per la Forte Secur Group, che si occupa di sicurezza per infrastrutture e grandi aziende. «C’era un vento di Scirocco molto forte che alimentava il fuoco, ormai lo vedevamo a cento metri da noi. Degli altri hotel arrivavano tanti sfollati. Lui si ostinava a dire che il vento avrebbe girato e si sarebbe risolto tutto. Io mi sono imposta e l’ho convinto a lasciarci prendere il pullman vuoto che attendeva fuori. Abbiamo cercato di far salire più persone possibili». Forte ha coordinato le operazioni. In quello i cellulari di tutti hanno cominciato a squillare: «Erano i messaggi di emergenza che invitavano a evacuare Kiotari e indicavano i punti di raduno», spiega la donna. L’autista del pullman li ha portati in una spiaggia a pochi chilometri dal paese: «Per la strada abbiamo visto scene terribili di gente in fuga: sembrava davvero l’apocalisse. Dalla spiaggia abbiamo raggiunto un altro hotel, dove ci hanno dato da bere e qualcosa da mangiare, oltre ad asciugamani». Nel giro di poche ore, però, è stato come vivere un déjà vu: «Di nuovo la nube nera che si avvicinava, le fiamme, il passaggio degli elicotteri carichi d’acqua da rovesciare sull’incendio, mentre il vento soffiava sempre più forte. Le ore passavano e noi volevamo raggiungere l’aeroporto perché alle 20 saremmo dovuti partire per tornare a casa. La responsabile di Alpitour, una giovane di 25 anni, è riuscita a recuperare un pulmino, così una ventina di noi è partita verso l’aeroporto».


TANTE DIFFICOLTÀ

Ma, ancora, l’incendio ha scombinato i piani: «La polizia aveva bloccato la strada: passare di là voleva dire finire tra le fiamme». Nella resa generale Alessia Forte ha preso di nuovo in mano la situazione: «Usando le mappe del telefonino ho visto che c’era una strada alternativa, anche se decisamente molto più lunga per arrivare all’aeroporto. Mi sono consultata con l’autista, che parlava anche inglese, e la polizia: abbiamo visto che si poteva provare». È iniziato un altro rocambolesco viaggio verso l’aeroporto, anche questo non privo di difficoltà, ma alla fine la comitiva è arrivata e ha trovato anche l’aereo - l’aeroporto era stato avvisato che una parte dei passeggeri era in arrivo - ad attenderla. A mezzanotte la partenza, verso le due l’arrivo a Verona e infine il rientro a Treviso. «Siamo stati fortunati - conclude Alessia Forte - Abbiamo poi saputo che il Princess Hotel è stato fatto evacuare dalla polizia perché il responsabile non si decideva a dare l’ok. Poi è stato distrutto dalle fiamme. Se posso vorrei dire a tutti che la gestione delle emergenze è fondamentale per tutte le realtà aziendali: non si può lasciare a persone senza competenze, serve una cabina di regia che coordini, passo dopo passo, eventi e persone, senza lasciare nessuno indietro!».

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