Giro di fatture false per 400 milioni:
arrestato il concessionario della Jaguar

Venerdì 2 Marzo 2012
Fabio Tiozzo e la concessionaria Jaguar di Treviso
TREVISO - Oltre 200 finanzieri stanno sequestrando immobili, auto di lusso, conti correnti e preziosi a un'organizzazione criminale del Nord Italia. Sono state emesse fatture false per 400 milioni di euro; 83 le persone denunciate, 11 arrestate. Fra gli arrestati Fabio Tiozzo, 51 anni, amministratore della "Trevimotor", concessionaria Jaguar di viale della Repubblica a Treviso. Coinvolto un direttore di banca.



L'operazione, denominata "CarWash", che ha impegnato oltre 200 finanzieri nel Centro-Nord Italia, ha consentito di colpire il cuore dell'organizzazione pervenendo al sequestro preventivo per "equivalente" di 8 immobili residenziali (tra cui una lussuosa villa con piscina), un capannone industriale di oltre 2mila metri quadrati per un valore complessivo di circa 3.300.000 euro; più di 50 autovetture di lusso tra cui Porsche, Jaguar, BMW, Land Rover per un valore complessivo stimato di circa 3 milioni di euro, nonché conti correnti, titoli e preziosi per un valore ancora in via di definizione ed allo stato pari a 1 milione di euro.



I controlli sono iniziati nel centro storico di Sondrio, dove aveva sede un concessionario di autovetture con un volume di affari di 40 milioni di euro in 4 anni; dalla verifica fiscale nei confronti della società i finanzieri sono riusciti a risalire ad un "giro" di fatture false operato tra Italia, Polonia, Austria e Germania.



Diciannove persone gestivano, sotto un'unica regia, 21 società attraverso le quali era stato costruito un rilevante meccanismo di frode noto come "carosello I.V.A." nel settore degli autoveicoli operato attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il sodalizio operava su due livelli; un primo costituito da un gruppo di 3 concessionari di automobili dislocati nelle province di Lodi, Mantova e Treviso, all'apparenza regolari, e gestiti da altrettanti imprenditori in grado di finanziare l'intero meccanismo di frode nonché di immettere le autovetture sul mercato lecito; un secondo livello costituito da 16 società tecnicamente qualificabili come "cartiere" o "filtri", il cui unico scopo era quello di interporsi nell'acquisto degli autoveicoli destinati ai concessionari del gruppo per poter frodare l'I.V.A. dovuta allo Stato, oppure di inserirsi a loro volta tra i concessionari ed altre cartiere rendendo ancora più intricata la "rete".



Le cartiere hanno sistematicamente omesso di adempiere a qualsivoglia obbligo dichiarativo e di versamento. Gli autoveicoli non venivano movimentati fisicamente in corrispondenza dei passaggi "fatturati", ma gli stessi venivano spostati direttamente dal fornitore iniziale, sia italiano sia estero, al concessionario finale. Attraverso questa tipologia di acquisti, i concessionari riuscivano a disporre di autovetture a prezzi vantaggiosi e potevano così rivenderle, a prezzi altamente ed illecitamente competitivi, ad altri operatori economici oppure, nella maggior parte dei casi, a soggetti privati. Tra i soggetti coinvolti vi erano anche due società tecnicamente qualificabili come "esterovestite" cioè formalmente di diritto austriaco e polacco ma, di fatto, gestite da soggetti italiani appartenenti al sodalizio; queste società, operanti come "cartiere", erano quelle che, in via principale, operavano direttamente con i fornitori tedeschi ed austriaci di autovetture.



Sulla base di questi elementi il G.I.P. presso il Tribunale di Sondrio ha disposto arresti (8 in carcere e 3 domiciliari) nei confronti di 11 persone, tra i quali anche un direttore di banca del bresciano, eseguiti dai militari del Comando Provinciale di Sondrio nelle province di Milano, Bergamo, Brescia, Lodi, Mantova, Cremona e Treviso.
Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 09:04

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