Fuga di gas, 71 bombole scoperte vicino alla ferrovia di Montebelluna

Venerdì 16 Dicembre 2022 di Laura Bon
Vigili del fuoco intervenuti per l'odore di gas uscito dalle bombole lungo la ferrovia

MONTEBELLUNA (TREVISO) - Settantuno bombole di gpl da 10 chilogrammi e 8 da 25 chilogrammi: erano tutte disposte nel campo nomadi di Biadene sulla Feltrina, vicino alla linea ferroviaria. Un luogo dove, per ovvie ragioni, non potevano stare, dato che la loro collocazione avrebbe comportato dei rischi per la sicurezza pubblica. Nel pomeriggio di mercoledì, però, si è verificato un fuori programma che ha avuto come conseguenza la rimozione di tutte le bombole, non senza le veementi proteste della famiglia rom che le deteneva. Una fuga di gas da una bombola, aveva infatti reso necessario l'intervento dei vigili del fuoco, chiamati a quanto pare dagli stessi residenti che avevano sentito l'odore allarmante.

L'intervento

I pompieri sono arrivati e hanno messo in sicurezza la bombola, accorgendosi però della presenta di decide e decine di bombole analoghe. Così hanno chiesto aiuto anche ai carabinieri di Montebelluna e alla Protezione civile ritenendo opportuna la loro presenza per ragioni legate alla sicurezza. A quanto pare, infatti, i nomadi non avrebbero accolto di buon grado la decisione delle forze dell'ordine di rimuovere le bombole, tanto che non sono mancate vivaci proteste con carabinieri e vigili del fuoco, anche se per fortuna non si è arrivati a veri e propri tafferugli. Nel campo nomadi le bombole di gpl vengono usate sia per cucinare che per riscaldarsi o riscaldare l'acqua per tutti gli usi. E le temperature di questi giorni richiedono particolarmente il loro utilizzo. Di qui le proteste per la decisione di spostarle. «Dopo varie peripezie, attraverso la Tremonti di Montebelluna - dicono dalla Protezione civile, intervenuta sul posto - siamo riusciti a trovare una ditta di Pederobba che le ha portate via dato che lì le bombole non possono stare. C'era di tutto, da Friuli gas a Butan Gas». Fra l'altro, a quanto pare, in gran parte le bombole non erano piene, condizione che le rende ancor più instabili e pericolose perché da una parte non sono mai del tutto vuote e, nel contempo, non sono più in pressione: è facile quindi che si verifichi il cosiddetto dardo di fuoco e che ci sia uno scoppio. Sembra anche che i nomadi facessero ricaricare sistematicamente le bombole vuote e che anche per questo non abbiano gradito il loro trasferimento e la messa in sicurezza dell'area. Sulla quale, peraltro, già in passato, non sono mancate le segnalazioni relative a un quadro non proprio tranquillo, soprattutto dal punto di vista sanitario. «Faremo delle valutazioni - dice il sindaco Adalberto Bordin - Per quanto riguarda la questione delle bombole, l'ho seguita grazie alla Protezione civile e ovviamente mi ha tranquillizzato il fatto che siano state messe in sicurezza». A presentare nel 2018 un'interrogazione sul tema era stato il gruppo d'opposizione guidato da Francesco Bortignon, tuttora in consiglio. Ed è lo stesso Bortignon che commenta: «Dal 2018 non si è mai discusso del problema in alcuna sede ufficiale (commissione o consiglio, ndr). E la questione del campo rom non è mai stata affrontata né dal punto di vista della sicurezza, né da quello sociale».
 

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