TREVISO - L'Ufficio vertenze della Cgil di Treviso da inizio anno a oggi ha trattato 347 casi di fallimenti e altre procedure concorsuali di aziende. Più del doppio dei 167 seguiti nell'intero 2022. «Un'impennata dovuta a una coda dell'effetto Covid: molte piccole imprese hanno tirato avanti in qualche modo, ora, con le nuove difficoltà dell'economia e l'aumento dei costi, non ce la fanno più - commenta il segretario generale del sindacato Mauro Visentin -. È un campanello d'allarme per il nostro territorio che ci preoccupa molto.
L'INIZIATIVA
Per il terzo anno, ieri mattina 21 ottobre, la Cgil trevigiana ha rinnovato l'iniziativa "Sindacato di strada. Categorie e Servizi in piazza", portando nel cuore della città (nello specifico, in piazza Indipendenza) dei punti informativi delle sue categorie di attivi e pensionati, del Caaf, del Patronato Inca, oltre che di Federconsumatori, Sunia (la sigla degli inquilini) e altre strutture collegate. Un'occasione per incontrare i cittadini, compresi quanti non fanno parte dei 75.748 iscritti a livello provinciale, al di fuori dei canonici luoghi di lavoro o delle sedi sindacali, per illustrare le proprie attività e, soprattutto fornire, a chi lo desidera, le prime indicazioni su buste paga, calcoli per la pensione, contratti o altre tutele.
I TEMI
«I temi che più spesso ci sono stati presentati - sottolinea Visentin - riguardano la precarietà, molto alta soprattutto tra i giovani, e i salari. Molte realtà produttive hanno risposto ai rincari di energia e materie prime ritoccando i listini, lavoratori e pensionati sono stati così penalizzati due volte: la prima, non avendo beneficiato di alcun incremento delle buste paga o dell'assegno previdenziale, la secondo a causa del rialzo dei prezzi». La Cgil, annuncia il segretario provinciale, tornerà in piazza a breve, in tutta Italia, ma stavolta per una mobilitazione di protesta: «La Legge di Bilancio non risponde a nessuna delle nostre richieste. Gli aumenti delle retribuzioni tanto sbandierati non sono altro che la conferma di quanto già c'era, a fronte, però, di un'inflazione che ha eroso il potere d'acquisto delle famiglie. Con le pensioni si fa il gioco delle tre carte: si mette qualcosa su quelle più basse, tagliando quelle 4 volte sopra il minimo: trattamenti da 2.100 euro lordi al mese, frutto di 40 anni di contributi, non certo vitalizi d'oro. Non c'è nulla sanità, riforma delle pensioni, lotta agli sprechi, mentre si continua con condoni e regali ai furbetti».