TREVISO - Posti non ce ne sono. Questa la risposta dei sindaci trevigiani, almeno quelli dei centri maggiori, alla richiesta della Prefettura di nuove strutture dove accogliere i richiedenti asilo in arrivo. Ma non solo. Mario Conte, sindaco di Treviso, mette anche due paletti ben chiari: l’ex caserma Serena non deve essere più utilizzata per accogliere profughi. Secondo: visto che l’accoglienza diffusa non decolla, l’unica soluzione possibile a livello regionale è creare centri in tutte le province. «E in provincia di Treviso - ricorda - ce ne sono già due: l’ex Serena e l’ex Zanusso a Oderzo. Ma quella di un centro per provincia potrà essere la soluzione». Morale: ognuno deve fare la propria parte. «Col famoso protocollo firmato da Anci, Regione e prefetto abbiamo cercato di non arrivare a questo, a un bando della Prefettura. La quale alla fine, in assenza di risposte, dovrà imporre l’accoglienza in alcuni territori. Ce lo aspettavamo. Gli arrivi sono continui». Poi l’avviso: «Questa volta però la posizione del comune di Treviso, nei confronti della Prefettura e senza voler fare alcuna polemica, è una chiusura ad un’ulteriore disponibilità dell’ex caserma Serena che oggi conta già 520 persone. Numero che riteniamo eccessivo e che può portare a problemi sociali. Treviso ha dato.
LE REAZIONI
Se Treviso chiude, praticamente nessun altro sindaco apre. Stefano Marcon da Castelfranco è categorico: «Non ho posti da mettere a disposizione. E se ne avessi, ho 153 richieste per alloggi Erp e prima, quindi, penserei a loro. Smettiamola di ragionare sempre in termini di emergenza quando si parla di richiedenti asilo: sono almeno dieci anni che si va avanti così. Ci vogliono soluzioni organiche pensate dal Governo. L’accoglienza diffusa non è una soluzione: abbiamo già visto l’altra volta com’è andata a finire con cooperative o famiglie che, dopo un po’, non erano più in grado di garantire il servizio. E i sindaci hanno dovuto trovare soluzioni. Ecco: ci pensi il Governo, basta scaricare tutti i problemi sul territorio». Identica la posizione anche di Fabio Chies (Conegliano): «Noi non abbiamo strutture o risorse disponibili - chiarisce - ma non è possibile farsi trovare ogni volta senza un piano. A queste persone bisogna dare un’accoglienza dignitosa, non improvvisata. Ammetto che temo le soluzioni che potrebbero trovare i prefetti. Ma questi problemi non possono essere risolti dai territori».
L’ALTRO FRONTE
Anche il mondo economico chiede soluzioni al problema richiedenti asilo.