Nuovo Covid hotel con vista sui colli Unesco: ospiti già tre turisti

Mercoledì 11 Agosto 2021 di Angela Pederiva
Il covid hotel di Valdobbiadene

VALDOBBIADENE - Di qua sono passati i vaiolosi e i tubercolotici, i colerosi e gli scorbutici. Dopo otto secoli di malati e infermi, ora è arrivato il momento dei soggetti positivi al Coronavirus e dei loro contatti stretti, forestieri come i pellegrini a cui pensava il ricco possidente Guglielmo Guicciardini, quando fondò il sanatorio nel 1259. Benvenuti al Covid Hotel di Valdobbiadene, ex ospedale diventato albergo per turisti in isolamento e in quarantena, dieci giorni di pernottamento in camere con vista sulle colline del Prosecco nell’estate della variante Delta.

IL CHECK-IN
I primi ospiti attesi sono due bulgari e un francese, intercettati all’aeroporto Canova di Treviso dalle attività di tampone e contact tracing. Le ambulanze sono già pronte per il particolare servizio di navetta. Ma l’insolito check-in slitta di ora in ora, soprattutto per la coppia: lui è il contagiato e lei è la congiunta, però qualche linea di febbre fa scattare gli accertamenti e la prudenza. Spiega infatti la coordinatrice infermieristica Nadia Cavalli: «Per entrare qui, bisogna che le persone siano asintomatiche e autosufficienti. Non è prevista l’assistenza sanitaria, ma solo l’accoglienza alberghiera con il necessario presidio di sorveglianza».

I VOLONTARI
Il cartello affisso dalla direzione dell’Ulss 2 Marca Trevigiana è decisamente perentorio: «Chiudere sempre la porta a chiave». Non bastasse la serratura, ci sono i volontari della Protezione civile, arrivati in forze durante la prima ondata per ripristinare in cinque giorni la struttura dismessa e allestire un reparto Covid per i pazienti in convalescenza, 222 in sei mesi.

Due piani più sotto è stata invece ricavata l’area per l’ospitalità di quanti, spesso stranieri, non hanno un altro alloggio in cui trascorrere il cosiddetto periodo contumaciale. «Qui sono garantite tutte le misure di sicurezza – sottolinea il referente tecnico Aldo Lorenzon – con i 20 posti letto suddivisi in 14 stanze singole e 3 doppie, rigorosamente per soggetti già conviventi, come marito e moglie, o padre e figlio. Hanno tutte il bagno privato e il balcone panoramico». L’affaccio è sul paesaggio patrimonio dell’Unesco, c’è la sala tivù, il servizio di ristorazione e di lavanderia è fornito dall’istituto San Gregorio, mentre la cooperativa Orchidea effettua le pulizie, opera la sanificazione ambientale, consegna i pasti. «Cinque al giorno, perché sono inclusi anche la frutta e i succhi per lo spuntino di metà mattina e la merenda di metà pomeriggio. Cerchiamo di assicurare il massimo comfort possibile ai nostri ospiti: dieci giorni chiusi qua dentro rischiano di essere tanti...». 

I FONDI
Chi salda un conto da circa 50 euro al giorno? «Qui come negli altri 8 alberghi del Veneto, paga la Regione, tramite 4,5 milioni trasferiti dal commissario straordinario: non credo che li spenderemo tutti, anche se con il boom di diagnosi legate al Green pass, sicuramente qualche positivo salterà fuori», fa sapere Luciano Flor, direttore generale della Sanità. In giro per il Veneto i territori più turistici si sono attrezzati, conferma Mauro Filippi, dg dell’Ulss 4 Veneto Orientale: «Per questo mese stimiamo 100.000 partenze che necessitano del test. Per questo abbiamo potenziato i punti tampone a Cavallino-Treporti, Jesolo, Bibione e Caorle. E ringrazio il personale, perché il lavoro è sestuplicato: siamo passati da 1.000 a 6.000 controlli al giorno». Dall’hotel Guicciardini di Valdobbiadene, il sindaco Luciano Fregonese sorride: «Finalmente fra le nostre cantine sono tornati tedeschi, austriaci e olandesi. Certo, chi invece arriva qua dentro magari non è molto felice, ma crediamo che per un turista sia rassicurante sapere di poter contare su strutture come questa, in caso di necessità».
 

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