Gossip alle scuole medie di Treviso, la preside: «La pagina Webboh Serena è stata segnalata ma il controllo spetta alle famiglie»

Mercoledì 7 Giugno 2023 di Mauro Favaro
Gossip alle scuole medie di Treviso, la preside Alessia Quadrini

TREVISO - Gli strumenti digitali usati dalla scuola sono monitorati e sicuri. Per quanto riguarda le chat e i gruppi sui social creati direttamente dagli alunni, invece, il controllo spetta alle famiglie. È questa, in sintesi, la posizione dell’istituto comprensivo Serena alla luce della popolarità raggiunta dalla pagina Instagram “Webboh”: questo il nome del format attraverso il quale i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, in forma anonima, raccontano ciò che succede nelle medie della zona di viale Monte Grappa, tra gossip, spiate, apprezzamenti e immancabili malelingue. Il tutto con tanto di nomi e cognomi degli alunni a cui si fa riferimento. Va da sé che l’anonimato moltiplica il rischio di cyberbullismo, cioè che qualcuno venga preso di mira con giudizi tutt’altro che positivi. La pagina è seguita da oltre 430 persone.


LE SEGNALAZIONI
Tra le segnalazioni ce n’è anche una che parla di ragazzini delle medie che fumano marijuana nei bagni della scuola. Così come c’è chi cerca persone che vendono sigarette elettroniche. Le cose sono tutte da verificare. Ma non c’è da scherzare. «La pagina è stata segnalata anche alle autorità competenti – spiega la preside Alessia Quadrini – e seguendo alcune segnalazioni ricevute dagli studenti ho incontrato dei genitori per comunicare il possibile coinvolgimento del proprio figlio».


LA CIRCOLARE
Ci sono state anche delle famiglie che si sono rivolte alla stessa dirigente. Tanto da spingere questa ultima a diffondere una circolare indirizzata ai genitori degli alunni della Serena. «Sono pervenute segnalazioni relative all’esistenza di chat di Whatsapp e di gruppi di Instagram che coinvolgono alunni della nostra scuola – si legge – in questi gruppi alcuni ragazzi utilizzano toni offensivi, condividono contenuti non adeguati e mettono in atto comportamenti scorretti, che li espongono ai rischi del web, ledono la privacy dei compagni e si ripercuotono negativamente sulle dinamiche di classe». Sul piano del digitale, l’istituto comprensivo usa strumenti come Microsoft Teams e il registro elettronico Argo. Nel pieno rispetto della privacy. «La nostra scuola non gestisce invece le chat di messaggistica istantanea e i gruppi dei social network ai quali partecipano i nostri alunni. Si tratta di ambienti di interazione, nati da iniziative private, che non hanno finalità didattiche e sui quali non possiamo esercitare nessuna forma di monitoraggio – mette in chiaro Quadrini – rispetto a questi contesti raccomandiamo pertanto ai genitori di assicurare un’assidua vigilanza e di procedere, nel caso di comportamenti scorretti da parte di alcuni utenti, alla chiusura delle chat o dei gruppi al fine di tutelare la serenità, la privacy e la sicurezza dei figli».


IL PERCORSO
Dal canto proprio, la scuola ha già avviato un lavoro di sensibilizzazione anche sulle responsabilità dei genitori. Lo scorso novembre c’è stato un incontro a palazzo dei Trecento per sensibilizzare le famiglie. Poi è arrivata la circolare. In febbraio, inoltre, è andata in scena la serata informativa “Minori e web: responsabilità genitoriale e scolastica”, ospitando uno dei legali che collabora con Fondazione Carolina, impegnata in particolare nella prevenzione del cyberbullismo. «Non sempre la partecipazione delle famiglie è stata corrispondente alle nostre aspettative – conclude Quadrini – queste azioni hanno accompagnato il percorso continuo realizzato con i nostri studenti. L’uso dei cellulari a scuola non è consentito, se non per motivi didattici. Oltre a sensibilizzare e guidare nella riflessione, poco resta in nostro potere».

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