Gossip sui social: allarme bullismo alle scuole medie a Treviso. La soffiata: «Qualcuno fuma erba in bagno»

L'altro lato della medaglia analizzato dai prof: «Si registrano senza avere l'età giusta»

Martedì 6 Giugno 2023 di Mauro Favaro
Gossip sui social già dalle scuole medie a Treviso (Unsplash)

TREVISO - Piccoli gossip, spiate, apprezzamenti e immancabili malelingue. Una sorta di diario online, costantemente aggiornato dagli stessi ragazzi, che racconta 24 ore su 24 ciò che accade all’interno della scuola. Dalle medie alle superiori, in barba all’età minima per iscriversi ai social. E in forma rigorosamente anonima. Non un caso dato che ciò che va per la maggiore è il gossip tra alunni. Soprattutto amori “spottati”. C’è tutto questo nelle pagine “Webboh” - il nome del format del racconto online - nate su Instagram e collegate a varie scuole del trevigiano. Ci sono le pagine che fanno riferimento alle medie Serena e Stefanini di Treviso. Così come quella relativa all’istituto Besta. E così via. Alcune sono pubbliche. Altre private, fermo restando che per accedervi basta seguirle.


ADDIO PRIVACY
Una volta ci si doveva inventare una scusa per provare ad attaccare bottone con una persona che si voleva conoscere. Adesso, invece, anche gli approcci corrono online: si scrive un nome, si fa sapere che si è interessati e si attendono informazioni o, nella migliore delle ipotesi, contatti diretti. “Spottare”, appunto, nel gergo giovanile vuol dire chiedere informazioni via social su una persona o farle sapere qualcuno l’ha notata. L’anonimato consente di non esporsi. Con tutti i rischi del caso, però. Perché esiste pure il rovescio della medaglia. Cioè il rischio che alcuni ragazzi, citati con nome e cognome da qualcuno che resta sempre anonimo, possano essere presi di mira per il loro aspetto fisico. Il pericolo bullismo, ovviamente, è sempre dietro l’angolo. Senza contare che dietro ai profili social, si può sempre nascondere qualcuno i cui fini sono tutti da verificare. 


I PERICOLI
«Trovo il gossip molto tossico, soprattutto a questa età – sottolinea Doriana Renno, preside dell’istituto comprensivo Stefanini di Treviso – le parole possono ferire e offendere, se non ben pensate e finalizzate». Allo stesso tempo c’è pure il rischio che vengano rivelati comportamenti oltre le righe, tra l’altro tutti da verificare. E purtroppo è già successo. Come segnalazioni di “gente che fuma erba” nei bagni delle scuole. Oppure giovani che cercano persone pronte a vendere loro sigarette elettroniche. Insomma, un mare magnum difficile da tenere sotto controllo. E per questo insidioso. «Il primo punto da valutare è che molti ragazzi che scrivono su queste pagine di gossip online non hanno ancora 13 anni, limite minimo per stare su social come Instagram – fa il punto Francesco Pira, docente all’Università salesiana di Venezia, professore di sociologia, direttore del master in Esperto della comunicazione digitale e delegato del rettore alla comunicazione dell’Università di Messinaormai ci sono anche bambini delle elementari su social come TikTok. Ancora prima di porsi il problema dello strumento, quindi, è necessario chiedersi perché i bambini stanno dove non dovrebbero esserci. È chiaro che in questo contesto c’è un’esposizione al rischio di bodyshaming e di cyberbullismo».


SOCIAL DIPENDENTI
Secondo Pira, autore del libro Figli delle App - Le nuove generazioni digital-popolari e social-dipendenti, la risposta passa solo ed esclusivamente attraverso un nuovo patto educativo, che coinvolga in primis le famiglie. «Questo uso della rete ha portato a una democratizzazione del privato: più lo si mette in pubblico e più si ottengono Like. E l’anonimato non fa che ingigantire le cose – conclude il professore – non è un problema di norme: anche la migliore legge del mondo non riuscirebbe a controllare un mondo fatto di mille piattaforme che è incontrollabile per definizione. È necessario concentrarsi in modo estremamente preciso sull’educazione dei figli. Per questo lancio un appello a tutti i genitori: bisogna prendere coscienza che c’è un problema educativo e agire di conseguenza, attraverso la sensibilizzazione e la formazione».

Ultimo aggiornamento: 19:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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