ROVIGO - Oltre al superbonus, anche le trivelle aprono crepe nella maggioranza. Il primo decreto contro il caro-bollette del governo Meloni è preceduto da prese di posizione tutt'altro che accomodanti degli alleati di FdI. Il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, ha ribadito di opporsi a nuove trivellazioni nel Polesine, soluzione che sarebbe possibile con la norma per sbloccare le concessioni e aumentare la produzione di gas naturale. Sulla stessa linea Roberto Calderoli: «Condivido pienamente quello che dice il governatore Zaia», ha detto ieri sera il titolare degli Affari regionali e delle Autonomie arrivando a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri.
Con la norma sulle trivelle - su cui è già arrivato un via libera nell'ultimo Cdm venerdì - Meloni ha rivendicato la «messa in sicurezza del tessuto produttivo». Ma la Lega non pare allineata. «Nel referendum del 2016, io avevo sostenuto il no alle trivelle, come quasi l'86% dei veneti e degli italiani. E oggi, confermare quel no non è soltanto una questione di coerenza», la posizione di Zaia, «preoccupato» perché «la prima industria del Veneto è il turismo».
L'INCONTRO
LE REAZIONI
Le parole di Zaia sono state rilanciate dal M5s con un post su Facebook: «Per una volta siamo d'accordo con il governatore del Veneto, della Lega. Gli diamo un consiglio, bastano due telefonate per fermare la nuova corsa a trivellare i nostri mari da parte del suo Governo: una al leader del suo partito e vicepremier Matteo Salvini e l'altra alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni». E la presidente del gruppo di Alleanza Verdi- Sinistra alla Camera, Luana Zanella: «Zaia ha detto di essere contro le trivelle: ne prendiamo atto ma deve fermare il suo capo politico Salvini». Dal consiglio regionale del Veneto la sfida della pentastellata Erika Baldin: «Zaia vuole passare dalle chiacchiere ai fatti? Ha l'opportunità di farlo, gli basta venire in aula e approvare la mozione che ho presentato lunedì e che è già stata sottoscritta da altri consiglieri dell'opposizione: un atto istituzionale che vale più di mille parole».
A chiedere al governatore di spiegare la sua contrarietà alle trivellazioni in Adriatico è invece il deputato di Forza Italia, Flavio Tosi: «Se il suo no è motivato da ragioni tecniche inconfutabili, allora è un no accettabile, se invece è figlio della sindrome di Nimby, non nel mio cortile, allora quel no diventa discutibile, perché sarebbe la stessa logica di chi a Piombino dice no al rigassificatore. A nostro avviso, meglio che il governatore si confronti con la sua maggioranza». Tosi condivide l'impostazione del ministro Urso: «Ha ragione quando afferma che le decisioni vanno prese e che il Governo sulle trivellazioni andrà avanti, nel rispetto chiaramente del territorio e dell'ambiente».
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