A Porto Tolle un coro di "no" sul ritorno delle trivelle in Adriatico

Domenica 6 Novembre 2022 di Anna Nani
Il rigassificatore al largo di Porto Tolle
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PORTO TOLLE - Un coro di no si alza da Porto Tolle verso Roma all’obiettivo del Governo di riportare le trivelle in Adriatico, precisamente per consentire la coltivazione, per la durata di vita del giacimento, delle concessioni che si trovano nel tratto di mare compreso tra il 45. parallelo e il la linea della foce del ramo di Goro del Po.
«Sappiamo benissimo quanto il discorso energetico sia articolato, basti vedere le difficoltà amministrative del nostro Comune con le utenze, ma sappiamo anche che l’attuale situazione energetica è figlia di un piano energetico nazionale che manca da troppo tempo - commenta il sindaco Roberto Pizzoli - per quanto riguarda la proposta governativa, chiameremo chi di dovere per avere chiarimenti, cosa certa è che siamo profondamente contrari alle estrazioni, basti ricordare che come sindaci del Parco ci eravamo opposti anche legalmente alla richiesta di estrazione di metano avanzata col progetto Teodorico».

PROGETTI IN BALLO

La questione trivelle è un modo per il primo cittadino per tornare anche sul tema del parco eolico. «I rappresentanti di Agnes, la società che ha avviato lo studio, sono venuti a trovarci. Insieme alla mia vice, Silvana Mantovani, abbiamo ribadito quanto sia necessaria la massima condivisione per fare determinate scelte, che devono tenere conto del mondo della pesca che ha un mare con sempre maggiore restrizioni».
Per Pizzoli la questione è chiara: «Porto Tolle, il Delta e il Polesine hanno già dato ampiamente sul piano energetico. Serve un occhio di riguardo per un territorio che può fare da volano a uno sviluppo sostenibile. Abbiamo già pagato e meritiamo rispetto».
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario provinciale del Partito democratico, Angelo Zanellato. «Parlo da polesano, ancor prima che da politico: ritengo che sia offensivo pensare che ci possano essere politici cui non interessano persone e territori, indipendentemente dall’appartenenza partitica. Pensare di estrarre gas di fronte al Delta sapendo con certezza che sprofonderà più velocemente di quanto non stia facendo, vuol dire non avere dignità nel fare politica e amministrazione».
Il capogruppo di opposizione, Claudio Bellan, motiva il no. «Con questa sciagurata decisione torniamo indietro di 60 anni. La storia dovrebbe essere maestra, dimenticare il passato ci impedisce di capire il presente e pensare al futuro. Il 4 novembre ricorreva il 56 anniversario dall’ultima alluvione del nostro territorio, dopo quell’evento abbiamo messo il territorio in sicurezza con grandi investimenti nazionali di difesa idraulica del Delta».

L’APPELLO

L’ex sindaco evidenzia, nella propria analisi, che «quello che preoccupa maggiormente è che il presidente del Consiglio abbia preso questa decisione sulla scia della necessità del momento, senza tenere conto delle conseguenze che questa scelta comporta per questo territorio. Sconcerta anche la mancanza di presa di posizione dei sindaci, del presidente del Parco, del Consorzio di bonifica, ma soprattutto della Regione: il loro silenzio è assordante». Di qui l’appello: «L’assessore Cristiano Corazzari, che ha sempre manifestato la sua contrarietà come anche il presidente Zaia, il Senatore Amidei appena eletto faccia sentire a Roma la nostra voce preoccupata oppure vengano sul territorio a spiegare come la pensano. Credo sia opportuno creare una mobilitazione popolare trasversale da parte di tutta la popolazione del Delta. Mi auguro che il mio invito venga accolto da tutti i partiti, come da tutte le associazioni di categoria e da tutti coloro che ritengono fondamentale che questo territorio possa continuare a esistere».
 

Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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