Rovigo. «Pizza e coca», il titolare dell'osteria La Vidara condannato a 6 anni per spaccio

La cocaina veniva nascosta nelle pertinenze del locale e poi venduta a vari clienti, con decine e decine di cessioni documentate dagli inquirenti

Venerdì 14 Luglio 2023 di Francesco Campi
La conferenza stampa al momento degli arresti

ADRIA (ROVIGO) - Altre condanne nell'ambito dell'inchiesta che ha fatto luce sul giro di "pizza e coca", in tre locali polesani, a Rovigo, Polesella e Adria. È proprio riguardo al filone adriese, incentrato sulle attività "extra" dell'osteria La Vidara di Mazzorno sinistro, che martedì ha visto chiudersi il processo di primo grado con la condanna a 6 anni di reclusione per Francesco Piserà, 56 anni, calabrese di Ricadi, già noto alle forze dell'ordine e da poco subentrato nella gestione del ristorante. La cocaina veniva nascosta nelle pertinenze del locale e poi venduta a vari clienti, con decine e decine di cessioni documentate dagli inquirenti. Quattro anni e 7 mesi sono stati inflitti a Doriano Degrandis, 71enne di Papozze, che secondo gli inquirenti avrebbe trasportato alcuni carichi di droga; 1 anno e 6 mesi, con sospensione condizionale, a Samir Gomes Da Silva, 34 anni, brasiliano ma residente a Mazzorno, che avrebbe avuto un ruolo di "intermediario" nell'acquisto della droga.

Il fornitore, il 50enne di origini albanesi Sokol Hoxha, lo scorso marzo, era stato condannato a 6 anni in abbreviato. Il titolare del Porticciolo 7 Moli di Polesella è stato assolto.

Le indagini

Le indagini della Mobile rodigina erano partite nel novembre 2021, dopo l'arrivo di un esposto anonimo; dopo le perquisizioni nei tre locali, con i primi tre arresti e sequestri di cocaina, si sono poi sviluppate fino al blitz del 9 settembre scorso, con l'esecuzione di sei ulteriori misure cautelari, fra le quali altri due arresti, e nove perquisizioni, che hanno portato all'ulteriore sequestro di 2 chili di cocaina, a Villa Bartolomea, nel garage dell'abitazione di un altro uomo di origini albanesi, che era stato chiamato in un'occasione per una "consegna sostitutiva". Secondo la Polizia, i locali venivano riforniti ogni settimana con un etto di coca. «Abbiamo capito subito che si trattava di soggetti specializzati - aveva spiegato il commissario capo Andrea Ambrosino, che guida la Mobile - perché nelle consegne non vi era quasi contatto e i passaggi erano brevissimi e concentrati nei fine settimana. Fra i tre ristoranti non vi erano legami o rapporti; in alcune occasioni il "fornitore" andava semplicemente a consumare pasti. Con le nostre attività abbiamo riconosciuto delle ciclicità, notando dettagli come ingressi di clienti nei locali fuori dai normali orari di consumazione, ad esempio alle 4 del pomeriggio».

Il blitz

Il blitz alla Vidara era scattato nel maggio dello scorso anno, quando durante un servizio di osservazione, gli investigatori della Mobile avevano notato un involucro sospetto, che nel giro di poche ore era stato spostato in diversi nascondigli; prima sotto un grosso sasso, poi nella dispensa del ristorante, poi nei bidoni dell'immondizia nel cortile interno, infine nel vaso di una pianta ornamentale davanti al gazebo dove vengono accolti i clienti. I poliziotti si sono poi appostati, aspettando il ritorno del titolare, che si era allontanato nel primo pomeriggio. Alle 21.30, al suo rientro, è scattato il controllo. Prima personale, che ha fatto saltare fuori 4 involucri contenenti cocaina; poi del locale, a partire dal pacchetto messo dentro al vaso, che conteneva quasi un etto di coca. Per Piserà era scattato l'arresto in flagranza, mentre per il locale il questore Giovanni Battista Scali aveva disposto la chiusura per 30 giorni. 

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