ADRIA - Haiti chiama, Adria risponde. La casa di paglia dell’azienda agricola “Gli orticelli di Giulia” finisce sotto i riflettori grazie ad una mostra, tre conferenze e due laboratori sulla sostenibilità ambientale, sulla cooperazione sociale e sull’architettura a basso impatto. Ai nastri di partenza in città la proposta organizzata dall’associazione Architettura senza frontiere Piemonte, promossa dal centro studi Agnese Baggio, con il patrocinio del Comune, con la collaborazione di Architetti senza frontiere Veneto, istituto Cipriani, Gli orticelli di Giulia e Artinstrada.
Cuore dell’iniziativa sarà la mostra “Ekokay - Una ricostruzione sostenibile” che verrà inaugurata domani, sabato, alle 18.30, in sala Cordella. L’allestimento racconta gli interventi attuati da Architettura senza frontiere Piemonte, a partire dal 2011, ad Haiti per la ricostruzione post-terremoto. Tre le conferenze in programma: la prima domani, alle 17, a palazzo Tassoni; è previsto inoltre un à laboratorio presso “Gli orticelli di Giulia” il 28 novembre dalle 10 alle 12. Gli ingressi sono gratuiti, con prenotazione obbligatoria allo 349/6771357 - email: info@asf-piemonte.org.
RISPETTO DELL’AMBIENTE
All’interno dell’azienda agricola di Giulia Casellato e Riccardo Cazzadore, è presente una singolare struttura, unica nel suo genere. «Abbiamo intrapreso esperienze di vita e di studio in Brasile durante le quali abbiamo maturato il bisogno di cambiamento e di giustizia sociale - raccontano Casellato e Cazzadore - e quando abbiamo scelto di aprire la nostra azienda biologica, l’abbiamo immaginata come un laboratorio che potesse farci sperimentare contemporaneamente la cura per l’ambiente, la produzione di cibo sano, l’inclusione sociale e l’alleanza tra produttori e consumatori». Il primo passo è stato quello di destinare ad orti urbani una parte del terreno e piantumare 200 alberi da frutto di quasi 100 varietà antiche. Successivamente è nata l’esigenza di uno stabile da dedicare alla vendita diretta e ad aula didattica.
STRUTTURA UNICA
«Mettendo a frutto le nostre esperienze di architetto e direttore di lavori edili maturate precedentemente - spiegano - ci siamo avventurati nella costruzione di una casa in paglia. A gennaio 2015 abbiamo deciso di prefabbricare le pareti, in modo da velocizzare il montaggio in primavera. Il cantiere è stata un’opportunità per riscoprire materiali naturali e tecniche costruttive locali. Ha anche avvicinato molti giovani, come ad esempio gli studenti della scuola edile di Rovigo e un laureando in ingegneria ambientale che ha deciso di utilizzare il nostro fabbricato per la sua tesi di laurea studiandone la sostenibilità dal punto di vista del ciclo vitale dei materiali: legno, paglia, terra e calce. L’unione di questi elementi ha dato luogo ad un edificio estremamente confortevole e con ottime prestazioni energetiche, tanto da non rendere necessario alcun impianto di raffrescamento e riscaldamento». Questo non era però sufficiente per rispondere all’approvvigionamento di energia. «Siamo partiti - concludono - installando un piccolo impianto fotovoltaico per alimentare la pompa per l’irrigazione per poi proseguire con l’installazione di un secondo impianto con quale facciamo funzionare la pompa di calore per acqua calda, l’illuminazione e l’energia per i frigoriferi durante l’estate. In entrambi i casi abbiamo scelto di rimanere completamente staccati dalle reti nazionali di gas e luce, utilizzando solo elettricità autoprodotta».
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