Sposi felici, ma i genitori della 17enne non vogliono quel genero e fanno condannare lui e il consuocero

Martedì 7 Luglio 2020 di Francesco Cami
Sposi felici, ma lui condannato per le accuse dei genitori di lei
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ADRIA - Un amore contrastato che ha visto finire a processo e condannare lo sposo  e suo padre per le accuse rivolte loro dai genitori della sua fidanzata, proprio nei giorni in cui sull’albo pretorio del Comune di Adria compariva la pubblicazione di matrimonio.  Celebrato il 30 luglio 2019 malgrado i genitori della sposa, che quella relazione hanno osteggiato in ogni modo. La vicenda era salita alla ribalta nell’estate 2018, quando i familiari dell’allora 17enne avevano accusato il ragazzo di aver traviato e reso succube la loro figlia, arrivando a rivolgere un appello al ministro dell’Interno Matteo Salvini, visto che il ragazzo in questione ha origini serbe, chiedendo che non lo facesse più tornare in Italia. Non sapevano, però, che si tratta di un cittadino italiano, nato e cresciuto ad Adria, e che, a differenza di quanto da loro sostenuto con una venatura discriminatoria, non  di etnia rom. In quelle calde giornate, nella scottante vicenda familiare, era stato tirato in ballo anche il sindaco di Adria, Omar Barbierato, che aveva spiegato di non aver titolo per intervenire. 

AMORE CONTRASTATO
L’amore dei due sposi, fra l’altro, è stato coronato, a marzo, dalla nascita di una bimba. Questo, però, non ha fatto cadere le accuse, che ieri hanno portato alla condanna del 20enne Andrea Djordjevic e del padre Goran, 46 anni, rispettivamente a 1 anno e a 7 mesi di reclusione. L’accusa più grave, quella di stalking, contestata inizialmente al figlio, era caduta già in udienza preliminare, perché si sarebbe trattato di comportamenti molesti e minacciosi che avrebbe avuto nei confronti della fidanzata che, essendo minorenne, non aveva lei stessa denunciato, bensì i genitori in vece sua.
Ne erano però rimaste in piedi altre: minacce, danneggiamento, lesioni e violazione di domicilio nei confronti dei genitori della ragazza e di un vicino, tutti costituiti parte civile con l’avvocato Franco Portesan. Fra i fatti di cui era accusato l’aver inviato messaggi Whatsapp dal contenuto minatorio al padre della fidanzata. Ma minacce sarebbero state rivolte anche al vicino di casa della famiglia della sua ragazza, che essendosi intromesso in un’occasione, sarebbe incappato nelle sue ire.
«Ti ammazzo», sarebbero state le parole che il giovane gli avrebbe rivolto brandendo un tubo di ferro, che ha poi scagliato contro una finestra, rompendo il vetro. Colpendolo poi, qualche giorno dopo, con un pugno al volto, e procurandogli una prognosi di 7 giorni. Lo stesso giorno, insieme al padre Goran, 45anni, che infatti è finito a giudizio insieme a lui per violazione di domicilio e minacce, secondo l’accusa, si sarebbe introdotto nel giardino del vicino gridandogli: «Qui stanotte diamo fuoco a tutto». Per due dei capi di accusa contestati al 20enne, difeso dall’avvocato Marco Pietropolli, è arrivata l’assoluzione da parte del giudice Laura Contini, ma una parte residua è comunque rimasta in piedi, così come per il padre, così da portare alla loro condanna. Il giudice ha anche stabilito nei confronti di padre e figlio il pagamento di un risarcimento di 2mila euro per ciascuna delle parti civili costituite. Fra queste non la ragazza che sarebbe stata vittima di tutta la vicenda e che, invece, proprio pochi giorni fa ha pubblicato sui social una foto che la vede abbracciata al marito che tiene in braccio la loro bambina. Sorridenti e felici.
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Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 14:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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