Luca Zaia: «Milano senza Cortina non avrebbe mai vinto»

Olimpiadi, il presidente del Veneto a Malagò e al Cio: «Immagino chiusa la partita del bob ma voglio altre discipline. Più tv? Non esiste»

Domenica 29 Ottobre 2023 di Alda Vanzan
Luca Zaia

Presidente Zaia, Olimpiadi e pista da bob: il Cio chiede un impianto “attivo e funzionante”. Quindi né Cortina né Cesana, ma Sankt Moritz?
«Che il Cio voglia un impianto esistente e operativo non è assolutamente una novità, dopodiché sull’operatività entra anche quell’alea di alcuni mesi per rendere un impianto operativo, ovvio che se uno deve costruirlo da zero non ce la fa più. Ma prima di tutto va fatta chiarezza: Cortina è una partita definitivamente chiusa? Io immagino - e voglio sottolinearlo dieci volte - di sì, ma va detto.

Quindi il Governo deve scegliere se restare in Italia o se andare all’estero».

Sankt Moritz è sempre stata gettonata, piace ai milanesi e ai lombardi. Lei cosa dice?
«Dico che di Sankt Moritz, che è una pista fatta con blocchi di ghiaccio, ci è sempre stato detto che ha dei limiti tecnici, proprio perché è un impianto naturale. Ribadisco che se la pista da bob non si fa a Cortina, Cortina ha diritto a essere ricompensata con altre gare. Ricordo che il dossier Cortina nasce su mia idea ed era dossier autonomo, con il coinvolgimento di Trento e Bolzano. Originariamente c’era Milano, poi il Piemonte, Cortina è stato il terzo dossier. Probabilmente Cortina se andava da sola non ce la faceva, ma è altrettanto probabile che neanche Milano ce l’avrebbe fatta se fosse andata da sola. Lo dico perché Cortina e Milano assieme hanno portato un valore aggiunto che ha consentito di battere la concorrenza della Svezia, presente a Losanna con la casa regnante per l’ottava volta».

E quindi?
«E quindi si riconosca che con 8 gare e 24 medaglie, che si possono fare in una mattinata, non si può parlare di Olimpiadi. Ed è irricevibile l’ipotesi che il conteggio va fatto su tutta l’area dolomitica. Deve esserci una redistribuzione delle gare, la Fondazione e il Cio devono guardare con attenzione a questo aspetto».

E se al posto della ridistribuzione delle gare ci fosse, come avanza il Corriere della Sera, una maggiore visibilità mediatica delle montagne bellunesi?
«Non commento cose inesistenti sulla mia scrivania».

C’è la possibilità che, tramontata la pista da bob, per il Villaggio olimpico si cancelli Fiames e si torni su Borca?
«In via astratta tutti possono dire la loro, ma ogni variante non prescinde dal numero di gare che avremo. Quindi ragioniamo prima sulla loro redistribuzione».

Un’obiezione è che il Veneto avrà comunque molte discipline e molte gare alle Paralimpiadi.
«Certo, ma alle Paralimpiadi non c’è il bob e questa è la prova provata che se Cortina non avesse avuto il bob avrebbe avuto molto di più».

C’è il rischio che la Variante di Cortina non venga finanziata?
«C’è un impegno del governo: le opere indifferibili e differibili sono tutte finanziate. Se qualcuno si prende la briga di togliere i fondi si assumerà le sue responsabilità».

Dal coniglio al criceto: ha proprio litigato con Malagò.
«Ma no, era una battuta. Ci è stata fatta una proposta delle Olimpiadi invernali giovanili del 2028 per le quali si è candidata la Lombardia e ci è stato detto che si poteva estendere al Veneto dando vita così all’impianto di bob. Ma se dobbiamo fare il bob, allora lo facciamo subito, perché fra due anni?».

Forse perché è troppo tardi? Per fare la pista servono 807 giorni, alle Olimpiadi ne mancano 831.
«Se c’erano 60 milioni di euro sul tavolo nessuno poneva questione di tempi. Quanto alle Olimpiadi Giovanili 2028, ne discutiamo dopo che abbiamo visto come si chiude la partita delle Olimpiadi 2026. Fondazione e Cio valutino, attendo una proposta».

Sanità, il Veneto ha livelli di assoluta eccellenza, ma grandi difficoltà nel quotidiano: non avete ancora smaltito le liste d’attesa.
«Le prescrizioni “D” a 30 giorni in galleggiamento era 150mila, in quattro mesi siamo scesi a 42mila. Premesso che dal 2019 ad oggi l’organico è aumentato di 200 medici e di quasi 4.500 dipendenti, la verità è che c’è un aumento di richieste di prestazioni, in un anno le Risonanze magnetiche addominali sono cresciute del 35%. Non è una questione di disorganizzazione e neanche si pensi che i nostri medici siano dei lavativi perché io li difenderò fino alla morte. In Italia mancano 50mila medici, dei quali 3.500 in Veneto. Se li avessimo, in un giorno e mezzo le prescrizioni in galleggiamento sarebbero esaurite. È da anni che contrasto il numero chiuso all’Università».

Segnali in tal senso dal ministero?
«Nessuno».

Sarò tolto il limite dei mandati a governatori e sindaci?
«Non ne so nulla, ma sapete come la penso: il rispetto dei cittadini passa attraverso l’eliminazione dei limiti dei mandati. È vergognoso che ci sia qualcuno che parla di eccesso di potere. Ci sono sindaci e governatori al primo mandato che non sono stati in grado di farsi rieleggere».

L’ipotesi che lei faccia il candidato sindaco di Venezia?
«Chi mi conosce sa che per metodo non mi distraggo mai pensando a quello che farò in futuro. Comunque non ne so nulla, politicamente è una cosa che nessuno ha mai affrontato. E poi mancano due anni, forse tre, può succedere di tutto».

Spending review, il Governo prevede tagli alle Regioni per 350 milioni di euro, significa che il Veneto dovrà fare a meno di circa 28 milioni. Le toccherà mettere l’addizionale Irpef?
«No, noi proprio non la mettiamo l’addizionale Irpef, confermo che la nostra bozza di bilancio resta così».

Ma avrà un “buco” di 28 milioni: come farà?
«Vedremo la Finanziaria che evoluzione avrà e vedremo anche dove avremo più risorse. Tanto per dirne una, non mi risulta che sulla sanità ne avremo di meno. Abbiamo fondi Pnrr, fondi Fsc: il libro va letto dall’inizio alla fine».

Al ministro Salvini, nell’incontro dell’altro giorno, ha detto che la Pedemontana ha superato i 45mila veicoli al giorno. Fiducioso sulla tenuta del conti?
«È in linea con le previsioni. Lo dico a beneficio di tutti quelli che parlano senza neanche sapere o peggio ancora parlano in malafede: il piano finanziario dice chiaramente che servono 9 anni per andare a regime, le perdite dei primi nove anni sono già previste. Ma, si vada a vedere, la Pedemontana è piena: vuol dire che serviva».

Ha detto che il 2024 sarà l’anno dell’autonomia. Sicuro?
«Il disegno di legge del ministro Calderoli è in trattazione in Parlamento, sono 10 articoli e in commissione al Senato sono arrivati al settimo, finiti gli ultimi tre si andrà in aula. Deduco che l’anno prossimo, di riffa o di raffa, avremo la legge approvata».

Sei anni fa il referendum: col senno di poi lo rifarebbe?
«Doppiamente. Senza il referendum la stagione delle riforme non avrebbe avuto la stessa forza in Italia».

Fine vita: entro l’anno il voto in consiglio regionale e la sua maggioranza si spaccherà.
«È un tema delicatissimo. Premesso che a livello nazionale non si può continuare a gestire il problema con una sentenza, con le ovvie ricadute sulle singole Regioni, il mio pensiero è noto, l’ho scritto anche nel libro “I pessimisti non fanno fortuna”: ci vuole massimo rispetto per le idee di tutti. La politica deve rispettare fino in fondo la libertà di coscienza di ognuno, in consiglio ci regionale sarà un dibattito etico che non deve prendere la piega della politica. Sarebbe grave se ci fosse l’ordine di partito, è come se parlassimo di aborto».

Conferma che sarà in aula e voterà a favore?
«Sì».

Sicuro che ci sarà una maggioranza?
«Sui temi etici non si fanno i conti, la legge può passare o non passare. La libertà di coscienza qualificherà la posizione del consiglio regionale».

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